Superare la crisi economica mettendo al centro la persona: così, mons. Tomasi all'Ilo
Promuovere le condizioni per una ripresa economica che metta al centro la persona.
Così, nella Giornata contro il lavoro minorile, mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore
permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, nel suo intervento alla 102.ma
sessione della Conferenza Internazionale sul Lavoro promossa dall’Ilo, Organizzazione
Internazionale del Lavoro. Ce ne parla Benedetta Capelli:
E’ un forte
appello a considerare il lavoratore come persona e non come un bene di consumo, quello
lanciato ieri da mons. Silvano Maria Tomasi in un’ampia riflessione sulla crisi economica
e sull’impatto che ha avuto nella vita di giovani e donne. “Il problema della disoccupazione
– afferma l’arcivescovo – è molto spesso causato da una visione puramente economica
della società che mette in primo piano solo il profitto senza considerare la giustizia
sociale”. Da qui il monito verso le scelte della politica, volte a rispondere solo
alle esigenze delle imprese e non dei lavoratori; è necessario quindi promuovere le
condizioni per “una ripresa basata sull’occupazione ed un nuovo patto sociale in grado
di rimettere al centro la persona, seguendo il principio di sussidiarietà”. Evidenziando
l’importante ruolo giocato dall’Ilo, mons. Tomasi ribadisce la necessità di “una solidarietà
disinteressata ed un ritorno all’etica” per rinnovare il mondo del lavoro.
In
apertura del suo discorso, mons. Tomasi ha ricordato i drammatici numeri della crisi:
a fine 2012 erano più di 200 milioni le persone senza lavoro; in 5 anni si sono persi
67 milioni di posti. Nel prossimo biennio è prevista una crescita moderata del mercato
del lavoro ma non sarà sufficiente per risolvere la crisi. Si è assistito anche ad
un deterioramento della qualità del lavoro. “Il lavoro – afferma mons. Tomasi – è
l'ambito principale in cui si costruiscono i legami tra la persona, l'economia e l'ambiente”:
il primo passo verso l’edificazione delle relazioni sociali ed economiche. Attenzione
però al conflitto intergenerazionale che si sta profilando, dato che “la vecchia generazione
sta allungando la sua permanenza nel mondo del lavoro, mentre la nuova generazione
deve affrontare crescenti difficoltà per entrare nel mercato del lavoro”. A questo
proposito un ruolo fondamentale viene assunto dalla famiglia che va aiutata e tutelata
con politiche mirate volte anche a favorire la partecipazione delle donne, facilitando
la conciliazione tra lavoro e famiglia.
Sottolineando poi lo stringente legame
tra l’istruzione ed il lavoro, mons. Tomasi ricorda anche il peso psicologico e l’esclusione
sociale che può venire dalla perdita di lavoro. “L'esperienza – afferma - dimostra
che il lavoro è la via d'uscita dalla povertà per le famiglie indigenti”, dove manca
c’è più insicurezza e meno sviluppo umano e sociale. La Chiesa Cattolica – evidenzia
l’arcivescovo – si è sempre occupata della dimensione sociale del lavoro ed è motivo
di “grave preoccupazione” la prospettiva che, nei prossimi dieci anni, saranno necessari
45-50 milioni di nuovi posti di lavoro. Inoltre bisogna ricordare che l’innovazione
tecnologica sta modificando la capacità di produzione e inevitabilmente cambia anche
la possibilità di creare posti di lavoro, infine con l’allargamento delle disuguaglianze,
si sta indebolendo il tessuto sociale e politico della nostra società. Dopo aver presentato
alcune buone pratiche in Asia ed in America Latina, mons. Tomasi invita ad affrontare
la crisi in una prospettiva globale ricordando l’importanza dell’assistenza per lo
sviluppo dei Paesi in difficoltà ed il lancio di programmi per rispondere alle esigenze
specifiche delle donne, dei giovani e delle persone vulnerabili.