Mons. Tomasi: bilanciare diritto alla proprietà intellettuale e esigenze sociali
Soddisfazione è stata espressa dall’osservatore permanente della Santa Sede presso
l’Onu di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi, per la proroga di otto anni concessa
ai Paesi meno sviluppati in merito a determinati obblighi sui prodotti farmaceutici,
anche in considerazione delle loro speciali necessità e del loro bisogno di flessibilità
per crearsi una base tecnologica efficiente. I dettagli nel servizio di Roberta
Barbi:
Un apprezzamento
per aver tenuto conto della fondamentale “dimensione umanitaria ed etica” nella decisione
di prorogare al 2021 il periodo transitorio riservato ai Paesi meno sviluppati, in
merito a commercio e proprietà intellettuale, è stato manifestato dall’Osservatore
permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, mons. Tomasi, nel suo discorso
alle Nazioni Unite. La possibilità della proroga era prevista nell’accordo internazionale
firmato dall’Organizzazione mondiale del Commercio nel 1994, volto a fissare standard
minimi per la regolamentazione della proprietà intellettuale da applicare agli Stati
membri dell’organizzazione. “Un ben progettato sistema di proprietà intellettuale
– ha detto il presule – deve bilanciare i diritti privati dell’inventore con le esigenze
pubbliche della società”. La protezione e il rispetto di tali diritti, dunque, deve
contribuire al progresso e alla diffusione della tecnologia a vantaggio di tutti,
pertanto la Santa Sede esorta gli Stati allo sviluppo di un sistema equo che tenga
in particolar conto delle persone più povere e più vulnerabili, specialmente in materia
di sanità, in cui troppo spesso, come ha ricordato il Papa “da parte dei Paesi ricchi
ci sono forme eccessive di protezione della conoscenza”.
Mons. Tomasi ha sottolineato
poi come siano ben 49 i Paesi indicati come “meno sviluppati” dalle Nazioni Unite:
in essi vive il 12% della popolazione mondiale, che rappresenta, però, meno del 2%
del Pil mondiale. La crescita registrata in questi Paesi dal Duemila, non si è purtroppo
tradotta in una migliore qualità della vita per la popolazione, che si è talmente
impoverita, che nel 2007 il 59% di quella residente in Africa viveva con meno di un
dollaro e qualcosa al giorno. Caratterizzati, quindi, da un basso livello di competenza
tecnica e di capacità istituzionali, da reddito basso e mal distribuito e da scarsità
di risorse finanziarie interne, i Paesi meno sviluppati si apprestano a vivere un
lungo periodo d’incertezza, con una possibile escalation di tensioni finanziarie
e di vera crisi economica. A questo si aggiunge la presenza di circa 9.7 milioni di
persone che convivono con il virus dell’Hiv, ma delle quali solo due milioni e mezzo
hanno accesso al trattamento con i farmaci antiretrovirali. “La proroga – ha concluso
mons. Tomasi – consentirà a tali Paesi di superare le sfide strutturali che mirano
a eliminare la povertà e a raggiungere gli obiettivi di sviluppo concordati a livello
internazionale”.