Il Papa sul lavoro minorile: guai a chi soffoca la speranza e la serenità dei bambini
Al termine dell’udienza generale di ieri mattina, ricordando che ieri ricorreva la
Giornata contro il lavoro minorile, Papa Francesco si è soffermato su questo fenomeno.
“È una piaga”, ha ricordato il Pontefice, facendo appello alla comunità internazionale.
Ascoltiamo il servizio di Davide Maggiore:
“Questa gente,
invece di farli giocare, li fa schiavi!”: è un grido di dolore quello con cui Papa
Francesco descrive chi sfrutta i bambini per il lavoro domestico, tema su cui si concentra
quest’anno la Giornata contro il lavoro minorile. E rivolgendosi alle istituzioni
internazionali, il Pontefice ricorda le proporzioni crescenti di questa piaga:
“Questo
è un deprecabile fenomeno in costante aumento, specialmente nei Paesi poveri. Sono
milioni i minori, per lo più bambine, vittime di questa forma nascosta di sfruttamento
che comporta spesso anche abusi, maltrattamenti e discriminazioni. E’ una vera schiavitù
questa. Auspico vivamente che la comunità internazionale possa avviare provvedimenti
ancora più efficaci per affrontare questa autentica piaga. Tutti i bambini devono
poter giocare, studiare, pregare e crescere, nelle proprie famiglie…”
Secondo
i dati dell’Unicef, sono 150 milioni i bambini tra i 5 e i 14 anni coinvolti nelle
varie forme di lavoro minorile. Per l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil),
15 milioni e mezzo sono impiegati come domestici. Ascoltiamo in proposito Rossella
Panuzzo, dell’organizzazione non governativa "Terre des Hommes", che descrive
la situazione in Perù:
“Nelle zone rurali delle Ande, vivono comunità indigene
già stigmatizzate come cittadini di 'serie B'. Ci sono pochissime scuole, quindi anche
per un’istruzione superiore i bambini debbono recarsi in città. Spesso, questo passaggio
è pericoloso, in quanto le bambine vengono affidate a famiglie di conoscenti e finiscono
per essere sfruttate nelle case: lavorano senza percepire alcun salario e non riescono
ad andare a scuola, finiscono completamente isolate e spesso perdono anche qualsiasi
contatto con la famiglia di origine”.
È anche a fenomeni come questi che
ha fatto riferimento il Santo Padre, lanciando il suo appello:
"Una fanciullezza
serena permette ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e il domani. Guai
a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della speranza!".
Un segno di
speranza è ad esempio, la storia di Jennifer, che arriva dal Perù, di cui parla ancora
Rossella Panuzzo:
“Era rimasta orfana sia di padre che di madre. I nonni
erano molto anziani, quindi non se ne occupavano minimamente. La bambina, dunque,
viveva un po’ di carità, portava le pecore al pascolo ed era veramente preda di chiunque,
anche di possibili abusi. Terre des Hommes ha chiesto a quello che rimaneva della
famiglia di Jennifer se effettivamente non fosse stato meglio che fosse accolta nel
centro a Cuzco e quindi mandata a scuola, in un ambiente che le assicurasse cure mediche,
nutrimento e soprattutto istruzione”.
Jennifer oggi ha 13 anni e attraverso
lo studio può sperare di lasciarsi definitivamente alle spalle la storia di povertà
e sfruttamento, che riguarda ancora troppi suoi coetanei in ogni parte del mondo.