Turchia: per i giudici il delitto di mons. Padovese fu un gesto non legato a gruppi
estremisti
A poco più di tre anni dalla sua tragica morte, mons. Luigi Padovcese, barbaramente
accoltellato dal suo autista, Murat Altun, il 3 giugno del 2010, è ben lontano dal
ricevere giustizia. Lunedì la seconda Corte penale di Iskenderun ha reso note le motivazioni
della sentenza con la quale, nelle scorse settimane, ha condannato a 15 anni di carcere
l'assassinio del prelato. Secondo i giudici - riferisce il quotidiano Avvenire - il
giovane che lavorava per il vicariato apostolico da 5 anni, avrebbe agito da solo.
L'omicidio non avrebbe quindi mandanti morali e, anche questa volta, sarebbe da addebitare
al solito gesto isolato di un pazzo, come già avvenuto anche per l'uccisione di don
Andrea Santoro o dei tre presbiteri di Malatya. In tutti i casi fu preso subito l'esecutore
materiale del delitto, ma chi ha commissariato è sempre rimasto impunito. Il governo
turco dopo l'uccisione aveva promesso un'indagine rapida e trasparente per individuare
tutte le responsabilità. Anche in questo caso quindi, il tribunale di Iskenderum
ha escluso che l'omicidio sia legato all'appartenenza di Altun a gruppi di alcun tipo
o alla sua adesione a un culto religioso con matrice eversiva. Le ragioni per le quali
avrebbe agito rimangono "indefinibili con certezza". (R.P.)