Siria: continua il massacro in attesa di un compromesso politico
E’ salito ad almeno 14 morti e 31 feriti il bilancio del duplice attentato nel centro
di Damasco. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Sana, che in precedenza aveva ridimensionato
a 2 il numero delle vittime. A causare le esplosioni in piazza Merge sono stati due
kamikaze. Intanto l'avanzata delle forze di Bashar al Assad sembra imporre una nuova
battuta d'arresto al fronte diplomatico, in particolare alla conferenza di pace Ginevra
1, che doveva tenersi a maggio e che ora e' stata ancora rinviata. Roberta Gisotti
ha intervistato Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica
“Limes”.
D. – Anzitutto,
ci sono novità da parte degli Stati Uniti? Sembra che sia vicina la decisione di inviare
i cosiddetti “aiuti letali”, ovvero armi ai ribelli…
R. – Pare che nei prossimi
giorni si prenderà una decisione in questo senso. Il rischio enorme è che queste armi
finiscano in braccia poco amiche degli Stati Uniti, in particolare a jihadisti come
quelli di Annusra. Quindi, gli americani pensano anzitutto di non mandare armi proprie,
ma di fare in modo che armi da loro controllate vadano all’esercito siriano libero.
Il problema è che l’esercito siriano libero è ormai un’entità relativamente minore
sul campo di battaglia ed è estremamente frammentato al suo interno.
D. – Sul
terreno, che dire della rimonta del presidente Assad, che dopo la conquista della
città di Qusayr ha lanciato l’offensiva ad Aleppo?
R. – Sì, Aleppo non è mai
stata pienamente in mano ai ribelli: è una città contesa ormai da mesi, una città
chiave lungo l’asse che poi da Aleppo, scendendo per Hama e Homs, porta a Damasco.
Quell’asse dove potrebbe decidersi da un punto di vista militare la guerra, anche
se francamente non credo che nessuna delle parti abbia le capacità di prevalere sull’altra.
Quindi, a un certo punto, o la guerra si esaurirà semplicemente per stanchezza dei
combattenti – ma mi pare difficile – oppure un qualche compromesso politico dovrà
essere inventato.
D. – C’è stato il rinvio di "Ginevra 2", la Conferenza prevista
a maggio. Qualcuno ha commentato “il regime non ha fretta e neanche i ribelli”…
R.
– Il regime non ha mai fretta perché, negli ultimi mesi, sul campo di battaglia sta
raccogliendo notevoli successi, a cominciare da quello di Qusayr. I ribelli non hanno
fretta perché, dal loro punto di vista, basta resistere e non perdere. A un certo
punto, però, se non vorranno continuare in questo massacro piuttosto insensato, dovranno
trovare il modo di parlarsi direttamente o indirettamente, anche perché ormai della
Siria resta pochino.
D. – Ecco, lei ha sottolineato un “massacro insensato”.
In più, nei tempi di oggi, questi massacri insensati sono sotto gli occhi di tutti,
quotidianamente. Insomma, che cosa dire dal suo osservatorio?
R. – Che non
necessariamente la politica, tantomeno la guerra, come sua continuazione devono avere
un senso. Molto spesso gli avvenimenti partono nella speranza di indirizzarli in un
modo, poi improvvisamente scartano e nessuno è più in grado di controllarli davvero.
In questa vicenda, si nota da una parte l’interferenza, dall’altra l’impotenza delle
maggiori potenze regionali e non solo. Pensiamo a cosa sta succedendo in Turchia,
dove dopo avere spiegato ad Assad che bisognava dialogare con i dimostranti, Erdogan
dimostra di non avere nessuna intenzione di farlo con i propri. Speriamo solamente
che non finisca come sta finendo in Siria.