Napoli. Card. Sede: "La disoccupazione è la vera malattia mortale"
“Come vescovo e pastore di queste anime ho modo di toccare con mano quanta e quanto
preoccupante sia la sofferenza della gente che troppo spesso, per pudore e per dignità,
si chiude nelle proprie case, senza avere neppure la forza di reagire al proprio destino
e si rivolge alla Caritas e alle Parrocchie quando proprio non riesce a sopravvivere”.
Lo ha detto il card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, intervenendo al convegno
organizzato dalla segreteria regionale della Cgil su “Solitudini, povertà, nuove speranze:
i mille volti della crisi”, che si è tenuto domenica presso il Museo diocesano di
Napoli. “Si finisce così nella solitudine - ha proseguito il porporato -, che è fuga
dal contesto sociale, visto come estraneo se non nemico; solitudine che è abbandono
e rinuncia; solitudine psicologica e morale”. Per il cardinale - riferisce l'agenzia
Sir - “la disoccupazione è la vera malattia mortale della nostra società”. La conseguenza
è la “tanta, troppa povertà”, che “riscontriamo nelle nostre comunità. Per la maggior
parte si tratta di povertà causata dalla crisi economica e occupazionale, ma spesso
è anche povertà di affetti, di amicizie, di valori, di prospettive e, cosa altrettanto
grave, è povertà di idee e di responsabilità”. Povertà che “non possono essere considerate
marginali rispetto alle grandi questioni che impegnano i protagonisti della scena
nazionale”. Povertà, ha aggiunto, che “restano centrali dal punto di vista cristiano
e umanitario, ai fini dello sviluppo integrale della persona”. Occorre, ha avvertito
il cardinal Sepe, “una rinnovata presa di coscienza da parte dei governanti per un
diverso approccio a questa realtà che sta assumendo la connotazione di una vera e
propria questione umanitaria”. Bisogna partire dalla consapevolezza che “la vita di
tutti gli esseri umani è sacra e che l’umanità non si salverà se non c’è solidarietà
e se non si mette l’economia al servizio dell’uomo”. Per l’arcivescovo, “non basta
la pura assistenza perché occorrono interventi organici di politica del lavoro, politica
di sostegno alla famiglia, politica per gli anziani, soprattutto politica per l’inserimento
dei giovani nel mondo della ricerca, delle professioni, del lavoro”. Si tratta di
“diritti disattesi o negati, che comunque sono propri della persona umana per la quale
si sente fortemente impegnata tutta la Chiesa, questa Chiesa di Napoli, e possiamo
dire le forze sindacali, per smuovere le coscienze e riorganizzare la speranza”. “Vogliamo
essere costruttori, con gli altri - ha concluso -, di un percorso di speranza, che
non è immaginazione, illusione o sogno, ma è impostazione, sin da oggi, di un futuro
diverso, fatto di giustizia e di pace, cui ciascuna persona ha il diritto di tendere,
in nome del diritto alla vita, che è sacro e irrinunciabile”. (R.P.)