Sono più di 1 su
20 in Italia i minori di 16 anni che lavorano. Tra i 260mila pre-adolescenti costretti
a lavorare, sono 30mila i 14-15enni a rischio di sfruttamento che fanno un lavoro
pericoloso per la loro salute, sicurezza o integrità morale. I dati presentati alla
vigilia della Giornata Mondiale del Lavoro Minorile sono quelli che emergono dall'ampia
indagine condotta da Save the children e dall'Associazione
Bruno Trentin (nuovo istituto di ricerca e di formazione della CGIL)
e rivelano che il lavoro minorile non fa differenze di genere e si svolge soprattutto
nelle mini e micro imprese di famiglia. Il rischio più elevato è concentrato al Sud,
dove prevale una forte disaffezione scolastica e reti familiari e sociali che si trasformano
in vere e proprie trappole per l'infanzia e l'adolescenza. "La situazione nel nostro
paese è allarmante e poco conosciuta. Bisogna agire molto sulla prevenzione, creare
ponti scuola-lavoro, scuole aperte il pomeriggio che avvicino i ragazzi ad un lavoro
qualitativamente professionalizzante, offerta di spazi aggregativi più qualificati
sul territorio", afferma Raffaela Milano, Responsabile del Programma Italia-Europa
di Save di Children. Il lavoro minorile spesso va a braccetto con gravi situazioni
di povertà: "Quasi 1 bambino su tre sotto i sei anni vive ai limiti della povertà
e il 23,7% è in uno stato di deprivazione materiale - precisa Milano - quindi riteniamo
che tra le misure preventive del Piano si debba ad esempio includere l'estensione
a tutte le famiglie di questi minori dei benefici della Carta Acquisti appena varata
in via sperimentale". (a cura di Antonella Palermo)