L'Australia decide di interrompere le ricerche di un gruppo di migranti diretto a
Christmas Island
L'Australia ha deciso di abbandonare le ricerche di un gruppo di migranti diretto
via mare a Christmas Island, l'isola più vicina all'Indonesia. Secondo l'Autorità
Marittima Australiana, a bordo dell'imbarcazione c'erano almeno 55 persone, tra cui
donne e bambini. Dando ormai per scontata la loro morte, il governo di Canberra ha
deciso di dirottare i mezzi di salvataggio su altri barconi in arrivo. Un annuncio
che riaccende le polemiche sulla politica migratoria adottata dall'Australia nei confronti
dei richiedenti asilo. Il servizio di Stefano Vergine:
Scoraggiare
l'arrivo via mare dei richiedenti asilo in Australia. Con questa motivazione l'anno
scorso il governo laburista guidato da Julia Gillard aveva introdotto la cosiddetta
Pacific Solution. In altre parole, rinchiudere migliaia di persone in prigioni situate
fuori dal territorio australiano, in mezzo all'Oceano Pacifico. Si tratta di Manus
Island, appartenente alla Papua Nuova Guinea, e dell'isola-stato di Nauru. La scelta
di delocalizzare la gestione dei migranti, impossibilitati persino a ricevere le visite
dei loro avvocati, è stata fin da subito criticata da molti, comprese alcune agenzie
dell'Onu. Ora il governo australiano deve fare i conti anche con i numeri. Da quando
è stata introdotta la Pacific Solution, invece di diminuire, gli sbarchi sono aumentati.
Dai 4.500 del 2011 ai 17mila del 2012. E quest'anno potrebbero essere ancora di più,
visto che da gennaio a giugno sono arrivati via mare oltre 11mila persone senza permesso
di soggiorno. Le circa 60 che viaggiavano a bordo del barcone partito dall'Indonesia
non rientreranno in questi conti. Non si conoscono i loro nomi né i Paesi di provenienza,
anche se la maggior parte dei migranti che tentano la via del mare proviene da Afghanistan,
Iraq e Sri Lanka. I corpi sono stati abbandonati in mezzo al mare, e così il loro
sogno di raggiungere l'Australia.