Lampedusa: al Festival di fine giugno nell'isola si parla di turismo responsabile
Proseguono gli sbarchi di immigrati in Calabria, mentre anche Lampedusa si prepara
a possibili nuovi arrivi, confermando la volontà di offrire un primo soccorso ai migranti
accanto alla tradizionale accoglienza ai turisti. Messaggio ribadito dalla manifestazione:
“Lampedusa, piacere di conoscerci. Festa del turismo responsabile e dei diritti umani”,
promossa da Amnesty International Italia e dall’Associazione Italiana Turismo Responsabile
che si svolgerà dal 22 al 29 giugno. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International
Italia, ne parla nell’intervista di Elisa Sartarelli.
R. – Questa
è una caratteristica della popolazione di Lampedusa, spesso ignorata dai grandi mezzi
di informazione, che danno l’idea di un luogo di ostilità, di scontro. Lampedusa ha
mostrato in tanti anni di poter assolvere a quella sua funzione, che è quella di stare
nel centro del Mediterraneo e deve essere anche un luogo di diritti. Le associazioni
che prendono parte a questa iniziativa hanno proprio l’obiettivo di valorizzare l’esperienza
lampedusana di accoglienza e di confermare e promuovere un’idea di turismo responsabile
che un posto così bello merita.
D. – Con l’arrivo dell’estate e del bel tempo,
potrebbero tornare a essere numerosi gli sbarchi dei migranti. Come si può gestire
al meglio la situazione in un’isola piccola come Lampedusa che offre soccorso ai migranti
e allo stesso tempo accoglie i turisti?
R. – Per molti anni prima della crisi
del 2011 – che fu una crisi largamente legata alla disorganizzazione da parte delle
autorità centrali – Lampedusa era un modello, un modello di accoglienza e di verifica
molto rapida della situazione delle persone che arrivavano, dell’individuazione dei
casi meritevoli di assistenza immediata. E poi, c’era un sistema molto efficiente
di trasferimento dei migranti, dei richiedenti asilo verso altri luoghi dell’Italia,
proprio per evitare che Lampedusa diventasse una sorta di "tappo" e un luogo nel quale
si ritrovassero contemporaneamente migliaia di abitanti, centinaia di turisti e centinaia
di persone approdate da altri Paesi. Questo è il modello che va ripristinato e siamo
convinti anche che l’amministrazione locale di Lampedusa abbia la sensibilità per
gestire al meglio eventuali flussi che dovessero arrivare. Voglio ribadire che la
responsabilità dell’accoglienza e della gestione non può essere affidata a una piccola
isola, ma deve essere una responsabilità delle autorità italiane e deve essere condivisa
dall’Unione Europea.
D. – Partner dell’iniziativa saranno diverse associazioni.
Quali eventi organizzerete?
R. – Le associazioni che prendono parte a “Lampedusa,
piacere di conoscerci” organizzeranno una serie di iniziative non soltanto di carattere
convegnistico, ognuna sulle sue specificità, ma anche con l’obiettivo di incontrare
la popolazione e coinvolgerla, com’è nello stile di Amnesty International e di altre
associazioni. Il calendario sarà reso pubblico in questi giorni. Sarà una settimana
di incontri con la popolazione, non staremo chiusi in un luogo inaccessibile a parlare
tra di noi. L’obiettivo è quello di presentare iniziative per la promozione del turismo
responsabile, per la promozione dei diritti umani, per la tutela delle categorie più
vulnerabili, per la promozione di un modo di conoscere Lampedusa valorizzandone gli
aspetti ambientali, anche gli aspetti letterari. Il nostro impegno è quello di far
arrivare a Lampedusa un turismo diverso e più maturo, che sia in grado di apprezzare
le bellezze dell’isola, goderle fino in fondo, ma che abbia un occhio sensibile per
il ruolo che la storia ha affidato a quest’isola.