A Roma i funerali del soldato italiano ucciso in Afghanistan
“Un ragazzo determinato e generoso, motivato e sensibile, attento ai più deboli e
bisognosi, fiero e orgoglioso della sua professione, che gli permetteva di amare chi
non è amato e di sperare l’insperabile. Il suo era un amore pieno, attivo, solidale,
preoccupato, che non attende di essere ricambiato per donarsi. Egli sapeva bene che
amare può portare a morire per l’altro”. Con queste parole - riferisce l'agenzia Sir
- l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi, ha ricordato
il capitano dei Bersaglieri Giuseppe La Rosa, ucciso in Afghanistan l’8 giugno e del
quale ieri, a Roma, si sono celebrati i funerali di Stato. “Caro Giuseppe - ha detto
il vescovo castrense - l’Italia tutta, particolarmente chi ti ha voluto bene e che
tu hai tanto amato, coloro che ti sono stati vicini e continuano il tuo impegno umanitario,
ti dicono grazie per aver reso noi più capaci di sperare nell’unità della famiglia
umana”. Il pensiero di mons. Pelvi è poi andato ai militari italiani impegnati nei
teatri operativi, “anche per salvaguardare il significativo ruolo internazionale dell’Italia”,
ai quali “va manifestato doverosa riconoscenza e concreta vicinanza. Chi, pagando
di persona, con le lacrime e il sangue, costruisce nell’infermo afghano il futuro
sereno della popolazione non è certo aiutato né dalle nostre sensibilità altalenanti,
né da interessi di parte, né da parole e comportamenti egoistici. Eppure - ha sottolineato
mons. Pelvi - i nostri giovani militari cercano di promuovere la riconciliazione e
la pace in Paesi in cui si sparge ancora tanto sangue in guerre che sono sempre una
follia. Non possiamo tirarci indietro, proprio nelle situazioni di maggiore dolore.
Sosteniamo, invece, ogni tentativo che può condurre alla sicurezza e alla pace dei
popoli, bisognosi di cooperazione e solidarietà”. (R.P.)