2013-06-10 13:24:06

Venerdì il primo incontro tra Papa Francesco e il primate anglicano Welby


Un incontro per conoscersi personalmente e pregare per la prima volta insieme. Trascorrerà così l’udienza che, venerdì prossimo, Papa Francesco concederà all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Chiesa anglicana. In un comunicato del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, si precisa che il capo della Comunione anglicana visiterà la tomba di San Pietro sotto la Basilica e, esaudendo una "sua particolare richiesta", pregherà presso la tomba del Beato Giovanni Paolo II. Philippa Hitchen ha parlato dell’avvenimento con mons. Mark Langham, incaricato dei rapporti con gli anglicani del dicastero vaticano:RealAudioMP3

R. – Sarà per loro soprattutto un momento di incontro di cui potranno approfittare per conoscersi un po’ meglio. Quindi, sarà un momento per scambiare informazioni, per conoscere i loro programmi, per incontrarsi come uomini di Dio e leader, tutti e due, di cristiani nel mondo. Sarà quindi un momento di introduzione, penso …

D. – I loro predecessori – Papa Benedetto e l’arcivescovo Rowan Williams – erano due grandi intellettuali, due grandi teologi. Loro due, adesso – Papa Francesco e l’arcivescovo Welby – sembrano due uomini forse più incentrati sull’aspetto pratico, sulla Chiesa in mezzo alla gente …

R. – Sì, davvero. Mi ha colpito come sia l’arcivescovo sia il Santo Padre abbiano questa attenzione interessante e molto forte per i poveri e gli emarginati, su quelli che hanno bisogno dell’aiuto della Chiesa. Per loro, la missione della Chiesa è soprattutto andare verso i margini, verso la gente povera, di cambiare la vita. Per loro la fede non è una cosa soltanto privata, ma deve cambiare il mondo, deve cambiare la società. L’arcivescovo Welby ha una grande esperienza del mondo economico: lui lavorava a Londra nel sistema bancario. E quindi, il suo interesse è incentrato sostanzialmente sulla giustizia nel mondo della finanza. Quindi, penso che ci siano grandi temi, grandi argomenti che possano avere in comune.

D. – Sul piano strettamente teologico, lei è tornato da poco dall’ultima sessione dell’Arcic che si è tenuta in Brasile. Che cosa possiamo aspettarci sul piano teologico: ci sono punti sui quali possono esserci progressi imminenti?

R. – Non ci saranno grandi sviluppi o sorprese, penso. E’ un momento di riflessione, di approfondimento nel nostro dialogo. Noi abbiamo pensato che abbiamo tanto in comune: una storia, una tradizione, un fondamento teologico in comune. Ma ad un certo momento c’è una differenza: il modo in cui utilizziamo questi fondamenti – la Scrittura, la tradizione comune... Quindi, dobbiamo interrogarci sul modo in cui utilizziamo, leggiamo la Scrittura e la tradizione e chiederci perché noi facciamo cose diverse, considerando che alle origini abbiamo una tradizione comune. Quindi, ci si interroga sui meccanismi secondo i quali prendiamo determinate decisioni, e in cosa differiscono.







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