'Cortile dei Gentili' a Marsiglia: credenti e non-credenti insieme per opporsi al
nichilismo
"Riuscire
a trovare voci diverse che però si interrogano sulle questioni che sono pur sempre
dentro il cuore di tutti gli uomini. Questo è il Cortile dei Gentili". Il card.
Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della
Cultura, riassume così il bilancio positivo del 'Parvis du Coeur' che si
è appena concluso a Marsiglia. Una settimana di celebrazioni, scambi e incontri che
hanno visto il loro momento culminante nella due giorni dedicata a due grandi filosofi
francesi, Camus e Ricoeur. "Il confronto è stato particolarmente arricchente - spiega
il cardinale - perché questi due pensatori si sono interrogati sulle grandi questioni
umane, soprattutto quelle del senso della vita, del bene e del male, del mistero dell’essere
e dell’esistere, da angolature completamente diverse". "L'interesse dei non credenti
per il futuro dell'uomo è una sollecitazione per noi cristiani, affinché non lasciamo
inaridire il nostro patrimonio culturale nel deserto dell'indifferenza e nella superficialità".
"Nell'attuale crisi del volto umano, due autori come Camus e Ricoeur - spiega Xavier
Manzano (Istituto Cattolico per il Mediterraneo) - ci aiutano a dare
un fondamento a una resistenza razionale ai nichilismi che minacciano l'uomo". "In
particolare - aggiunge lo studioso - il pensiero di un ateo come Camus, nella sua
profondità e spiritualità, costituisce un modello del vero ateismo e la base per quello
che il Beato Giovanni Paolo II chiamava 'il dialogo salvezza', quello cioè tra credenti
e non-credenti. "C'è un grande impegno da parte dei cattolici delle varie Caritas
e dei movimenti ecumenici a costruire pace e giustizia nel Mediterraneo" conclude
p. Cesare Baldi, direttore della Caritas Algeria, che ha incontrato
i giovani del progetto 'Mosaico' durante un altro momento del 'Parvis due Coeur' marsigliese.
"C'è una forte corrispondenza fra le due coste del Mediterraneo. Dobbiamo pregare
affinché la figura di Maria, così sentita sia a Marsiglia, a Notre Dame de la Garde,
come ad Algeri, a Notre Dame d'Afrique, possa sempre più avvicinare le due coste".
"Oggi in Algeria, si sentono ancora le ferite del conflitto degli anni '90 e si guarda
con scetticismo alla Primavera araba intesa come cambiamento attaverso la violenza",
aggiunge p. Baldi. "I giovani premono per cambiare, ma c'é soprattutto desiderio di
tranquillità, di poter crescere in pace. In questo senso dovrebbe andare anche l'impegno
di noi occidentali". (A cura di Fabio Colagrande)