Usa-Cina: tensioni sulla cyber sicurezza, stop al nucleare in Corea del Nord
Sicurezza informatica, programma nucleare nordcoreano, politiche monetarie e commerciali
e lotta ai cambiamenti climatici. Questi i temi principali al centro del Vertice informale
tra il presidente Usa Obama e il cinese Xi Jinping, che si è chiuso sabato sera in
California. Un vertice a metà dove restano ancora molti i nodi da sciogliere tra le
due superpotenze, come testimonia il fatto che l’incontro, seppure non ufficiale,
si sia concluso senza dichiarazioni congiunte. Ce ne parla Elena Molinari:
Hanno promesso
di costruire un nuovo modello di relazioni bilaterali, ma in due giorni di colloqui
Barack Obama e Xi Jinping non sono riusciti a definire regole comuni sullo spionaggio
cibernetico, nè ad accordarsi sul reale valore della moneta di Pechino. I presidenti
cinese ed americano dalla California hanno però annunciato un’intesa per la riduzione
di gas dannosi usati come refrigeranti. E un accordo per far pressione insieme sulla
Corea del Nord affinchè abbandoni il nucleare. Il clima rilassato del ranch californiano
non è bastato dunque a sciogliere i tanti nodi che ancora dividono le due principali
potenze mondiali. “Se il problema della cyber sicurezza non viene affrontato seriamente
ci saranno problemi nelle relazioni Usa-Cina”, avrebbe infatti minacciato Obama, stando
alla Casa Bianca. Washington ha protestato più volte contro gli attacchi di hacker
cinesi contro reti informatiche militari e di compagnie americane. Xi si è lamentato
invece col collega delle vendite di armi americane a Taiwan.
Ma che cosa ha
significato questo incontro, soprattutto per Pechino? Giancarlo La Vella lo
ha chiesto a Valeria Zanier, docente dell’Economia della Cina contemporanea
all’Università Ca’ Foscari di Venezia:
R. – Sicuramente
segna un passo avanti nell'obiettivo della Cina di avere un ruolo a livello geopolitico
globale più consono alla potenza economica che è diventata in questi ultimi anni.
In realtà non è ben chiaro su che cosa si fonderà questo nuovo accordo tra Cina e
Stati Uniti. Sicuramente, però, ci sono le tematiche molto importanti della sicurezza
nucleare internazionale e sappiamo che la questione della Corea del Nord è un punto
caldo già da diversi mesi. In generale possiamo dire che la Cina ha molto ampliato
il raggio delle sue relazioni dirette e, quindi, potrebbe anche essere un modello
di sviluppo alternativo, rispetto a quello degli Stati Uniti, che è stato vincente
fino a poco tempo fa.
D. – Che cosa di concreto potrà venire fuori da questo
incontro?
R. – Probabilmente potrà venire fuori un diverso equilibrio dei rapporti
in alcune istituzioni mondiali come ad esempio il Fondo Monetario Internazionale.
La Cina si aspetta di avere un ruolo più forte in questa istituzione internazionale,
come anche in altre.
D. – Come faranno Washington e Pechino a superare quelle
diversità ideologiche, che sinora hanno rappresentato un ostacolo insormontabile a
qualsiasi tentativo di dialogo?
R. – Il Partito comunista cinese non ha mai
finora proposto una modernizzazione in chiave democratica, oltretutto ci sono stati
diversi scontri tra le fazioni politiche all’interno del partito stesso e non sembra
adesso il momento ideale per un cambiamento in questo senso.
D. – Per gli Stati
Uniti avvicinarsi alla Cina vuol dire rinunciare a dialoghi più stretti con altre
grandi potenze, come la Russia, i Paesi europei...
R. – Non so se l’avvicinamento
degli Stati Uniti alla Cina debba per forza precludere o modificare le relazioni tra
Stati Uniti ed altri Stati, anche perché credo che ci siano anche altre potenze che
devono modificare il proprio atteggiamento nei confronti della Cina. Credo, quindi,
che questo avvicinamento tra Stati Uniti e Cina possa riflettersi in un cambiamento
anche nelle relazioni bilaterali tra la Cina e altre potenze.