Erdogan torna in Turchia: le manifestazioni vanno fermate, infiltrazioni straniere
“Faccio appello ad una fine immediata delle manifestazioni, che hanno perso il loro
carattere democratico e sono diventate vandalismo". Così il primo ministro turco Tayyip
Erdogan rientrato ad Istanbul dopo il tour diplomatico nel Magreb. Intanto per il
settimo giorno consecutivo non si sono fermate le proteste in tutto il Paese, in serata
migliaia di manifestanti si sono riversati in piazza Taksim, luogo simbolo della protesta.
Massimiliano Menichetti:
Andrò avanti
con l’eliminazione Gezi Park a Istanbul. Nessuna esitazione per il premier turco,
Recep Tayyip Erdogan, che da Tunisi, poco prima di rientrare in patria ha chiarito
che non intende rinunciare al progetto che ha innescato le proteste antigovernative
in tutta la Turchia. Ha parlato di “estremisti” ipotizzato che un "organizzazione
terrorista" stia promuovendo le proteste, ha confermato l’arresto di sette stranieri
che avrebbero partecipato alle contestazioni, la stampa parla di undici. Poi al suo
arrivo, dopo tre giorni nel Maghreb, davanti ai suoi sostenitori, radunatisi all'aeroporto
Ataturk, il primo ministro ha fatto appello alla fine delle violenze: "Siamo uniti,
siamo fratelli" ha detto precisando che le “contestazioni hanno perso il loro carattere
democratico e sono diventate vandalismo". Ma il Paese continua a manifestate, nella
notte ancora un presidio a piazza Taksim. Ad Adana, nel sud-est, un poliziotto è morto
cadendo da un ponte mentre inseguiva i manifestanti. Dall'inizio dei sommovimenti
tre oppositori sono stati uccisi, più di quattromila i feriti, quasi duemila gli arresti.