Congresso mondiale di Chicago: nuove prospettive di cura per i tumori della testa
e del collo
Oltre 30mila gli esperti che hanno partecipato nei giorni scorsi al 49.mo Congresso
Mondiale di Oncologia Clinica, svoltosi a Chicago. Tra gli 8mila studi presentati,
di particolare interesse quelli riguardanti i tumori della testa e del collo. Occhi
puntati sugli anticorpi monoclonali, che rappresentano un tipo di terapia mirata che
agisce interferendo con quelle particolari molecole che sono necessarie alla crescita
del tumore e alla sua proliferazione. La scheda del nostro inviato a Chicago, Salvatore
Sabatino:
I TUMORI DEGLI ULTIMI - Vengono definiti i tumori degli
“ultimi”; quelli che colpiscono soprattutto i senza fissa dimora, persone che abusano
di alcol e fumo, o quelle che per un motivo o un altro hanno condotte di vita poco
salutari. Sono le neoplasie della testa e del collo, che possono insorgere nelle cellule
epiteliali di qualsiasi tessuto o organo del distretto cervico-facciale, escludendo
gli occhi, il cervello, le orecchie, la tiroide o l’esofago. Più del 90% dei tumori
della testa e del collo hanno origine nelle cellule squamose piatte che rivestono
la superficie dell’area compresa tra la testa e il collo, come la bocca, il naso e
la gola. Nell’ultimo decennio, si è verificato in tutto il mondo un aumento significativo
dell’incidenza di questo tipo di tumore, soprattutto fra le donne. Sono tutt’altro
che rari, visto che rappresentano solo in Italia la quinta neoplasia più diffusa.
TRATTAMENTI E NUOVE FRONTIERE – I trattamenti dipendono dallo stadio
e dalla localizzazione della patologia e dallo stato generale di salute del paziente.
Spesso i pazienti ricevono una combinazione di modalità differenti di trattamenti
che includono: la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia. L’ultima frontiera
della cura, però, risiede nelle terapie mirate. Trattamenti innovativi, che mirano
ai geni difettosi o alle proteine che sono presenti in eccesso nelle cellule di un
tumore della testa e del collo, contribuendo alla crescita del tumore e al suo sviluppo.
GLI ANTICORPI MONOCLONALI – Gli anticorpi monoclonali rappresentano
un tipo di terapia mirata che agisce interferendo con quelle particolari molecole
che sono necessarie alla crescita del tumore e alla sua proliferazione. Possono essere
più efficaci e più tollerabili degli altri trattamenti, poiché attaccano specificamente
le cellule tumorali, ma non le cellule sane. Il Cetuximab è uno degli anticorpi monoclonali:
colpisce specificamente il recettore del fattore di crescita epidermico e che quindi
inibisce la proliferazione cellulare, la sopravvivenza, la mobilità, la diffusione
e crescita dei vasi sanguigni che alimentano il tumore. E’ la sola terapia mirata
ad aver mostrato un’attività antitumorale e ad essere stata approvata dalle autorità
sanitarie per il trattamento dei tumori della testa e del collo localmente avanzati
e recidivanti/ metastatici.
Di tutto questo si è parlato al Congresso mondiale
di Oncologia Clinica, svoltosi nei giorni scorsi a Chicago. All'evento ha partecipato
anche il prof. Marco Merlano, medico oncologo dell’Ospedale di Cuneo. Salvatore
Sabatino gli ha chiesto perché dei tumori della testa e del collo si parla così poco:
R. - È una cosa
antipatica da dire, ma in realtà i pazienti che soffrono dei tumori della testa e
del collo, sono pazienti di una fascia socio culturale piuttosto bassa, persone che
si sanno difendere poco, che fanno poco rumore. Prima, durante la mia relazione, facevo
l’esempio dei linfomi: sono quattro volte in meno rispetto ai tumori della testa e
del collo, ma colpiscono principalmente fasce benestanti e culturalmente avanzate.
Di questi, se ne parla molto di più! La realtà è solo questa.
D. - Vogliamo
specificare, quando si parla di tumori testa - collo non stiamo parlando di tumori
al cervello …
R. - Questo è bene specificarlo perché è un errore tipico. Si
parla di tumori della faringe, naso – faringe, orofaringe, ipofaringe, della laringe,
della gola e del cavo orale. A questi, si aggiungono anche le cavità che abbiamo intorno
al naso – i seni paranasali – che però sono molto rari.
D. - Lei dice che questi
sono tumori che colpiscono fasce piuttosto basse perché – ovviamente - devono avere
una propensione per esempio all’acol, al fumo, hanno condotte di vita un po’ particolari
…
R. - Scarsa igiene della bocca, della persona in generale.
D. – Sono
i tumori degli ultimi…
R. - Esatto. E purtroppo degli ultimi si parla sempre
piuttosto poco.
D. - Invece c’è molta più consapevolezza nei confronti di questi
tumori, ad esempio, in Asia. Abbiamo sentito dei professori che arrivavano da Singapore
piuttosto che dal Giappone, dove questo è un problema molto presente e coinvolge molte
più persone. Perché?
R. - Perché lì c’è un problema virale che è endemico in
quelle aree. Si parla non tanto di tutti tumori della testa e del collo, ma dei tumori
del rinofaringe perché è un bersaglio tipico dell’ Epstein-Barr Virus, un fattore
eziopategenetico di questo tumore. In alcune zone si arriva a un 20 percento di tumori
di questo tipo, quindi è chiaramente un problema sociale molto maggiore; come incidenza,
siamo quasi nell’ottica dei tumori della mammella.
D. - Quindi molto più frequenti
in questo caso … E per quanto riguarda le cure, ci sono delle novità?
R. -
Sulle cure sarebbe bello poter dire di sì. In realtà le novità ci sono, ma sono sempre
piccoli passi, ai quali le persone in genere sono poco interessate.
D. - Come
accade sempre nella scienza…
R. - Esatto. La speranza di avere la penicillina
che sconfigge la polmonite non esiste nei tumori. Ci sono, però, piccoli passi importanti,
perché effettivamente si conosce molto di più della malattia e quindi si aprono le
possibilità per trovare le terapie specifiche molto più aggressive di quelle che abbiamo
adesso.
D. - Ci possono essere delle terapie mirate, così come avviene in altri
casi per altri tumori?
R. - Sì. Questo è l’obbiettivo dell’oncologia di questo
secolo, non dico di questo millennio, perché spero di batterlo un po’ prima!
D.
- Voi insistete sempre sulla multidisciplinarietà, che è essenziale soprattutto sul
preservare anche l’aspetto fisico, perché per quanto riguarda questi tumori – ovviamente
- nel momento in cui ci si sottopone ad un intervento chirurgico vanno un po’ a cambiare
i connotati delle persone, perché fondamentalmente riguardano il volto…
R.
- Esatto. Ovviamente la mimica è uno dei sistemi di relazione che abbiamo. Se sulla
mimica abbiamo una bella cicatrice non è che siamo proprio felici! Da questo punto
di vista, indubbiamente, hanno un impatto sociale e psicologico importante. Multidisciplinarietà
è perché in realtà non abbiamo una terapia unica efficace, perché altrimenti non parleremo
di multidisciplinarietà! Però quello che sappiamo è che se ogni terapia fa uno, mettendo
un oncologo medico, un radioterapista, un chirurgo, non fa più tre, ma fa cinque!
Sempre
in prima linea nella cura dei tumori testa-collo anche il prof. Mario Airoldi,
medico oncologo dell’Ospedale “Le Molinette” di Torino, che a Chicago ha presentato
un interessante lavoro sui pazienti affetti da queste forme tumorali, puntando sull’importanza
della qualità della vita. Ascoltiamolo al microfono di Salvatore Sabatino:
R. - Si parla
degli aspetti della qualità di vita nel paziente guarito dal tumore, ma che purtroppo
porta con sé una serie di effetti collaterali delle terapie - sia chirurgiche che
radianti, che chemioterapiche - che purtroppo invalidano il soggetto per tutta la
vita.
D. - Quali sono questi effetti?
R. - Gli effetti collaterali
più importanti sono quasi sempre delle difficoltà alla deglutizione; difficoltà alla
fonazione, a farsi comprendere con la propria voce; difficoltà - delle volte - di
immagine corporea, legata alle cicatrici degli interventi o all’indurimento dei tessuti
del collo e del volto, che fanno sì che l’espressione del soggetto non è più quella
di prima.
D. - Fino a qualche anno fa si parlava di sopravvivenza, adesso si
parla anche di qualità della vita: quindi evidentemente qualcosa sta cambiando…
R.
- Sì. E’ la sensibilità nostra che è cambiata, perché ovviamente laddove il primo
risultato che ci premeva ottenere era la sopravvivenza, ci siamo accorti che poi la
qualità di vita di questi pazienti era, molte volte, compromessa dai trattamenti stessi.
Quindi c’è tutto un lavorio di raffinamento delle terapie, al fine di ridurre il più
possibile le tossicità dei trattamenti stessi.
D. - Anche perché non bisogna
mai dimenticare che per quanto riguarda i tumori testa-collo viene coinvolto praticamente
il volto e quindi è importantissimo anche per la qualità della vita…
R. - Purtroppo
in questo distretto non solo c’è la nostra immagine per l’esterno, ma c’è anche il
problema della deglutizione, della fonazione, della respirazione: il tutto concentrato
in pochi centimetri. Per cui alterare una struttura anatomica di 2-3 centimetri può
rivelarsi un problema enorme per il paziente. Ad esempio se io danneggio la base della
lingua anche di pochi centimetri, ho un danno alla deglutizione permanente e quindi
per il paziente un danno veramente importante.
D. - Per questo tipo di tumori,
ovviamente, l’atto chirurgico è importantissimo e credo che sia particolarmente importante
e sensibile proprio per quello che stava dicendo lei…
R. - Sì, il trattamento
chirurgico è uno dei trattamenti. Noi ci stiamo impegnando, in maniera multidisciplinare
con i chirurghi stessi, al fine di ridurre l’atto chirurgico il più possibile o, in
alcuni casi, addirittura evitarlo. Quindi c’è tutto un filone di ricerca che si occupa
dei trattamenti non chirurgici di questi tumori proprio per evitare i danni anatomici
che il chirurgo inesorabilmente fa. Questo tipo di ricerca sta andando avanti con
buoni risultati. Per cui noi pensiamo e speriamo che, nei prossimi anni, si abbia
un ulteriore riduzione dell’atto chirurgico in questi pazienti.
D. - Il fatto
che voi siate qui a presentare il vostro lavoro anche ad altri colleghi provenienti
un po’ da tutto il mondo, quanto è importante per creare una sinergia? Dopotutto i
tumori si sconfiggono davvero tutti insieme, no?
R. - Sì, innanzitutto creano
una sinergia con altri specialisti che noi fino adesso abbiamo poco coinvolto in questa
patologia: soprattutto quindi i riabilitatori, gli psiconcologi, coloro che si occupano
degli aspetti relativamente negletti fino ad oggi, cioè quelli della qualità di vita,
di quelli che sono gli effetti invalidanti delle terapie. E’ chiaro che noi stiamo
lavorando anche per migliorare i risultati clinici delle terapie attuali: questo,
peraltro, è un impegno che ci porterà avanti negli anni. Nel frattempo dobbiamo assolutamente
ridurre i danni che noi facciamo.