2013-06-06 14:50:08

Siria, De Mistura: sì al negoziato, no a una soluzione militare


Non cessa la violenza in Siria. Combattimenti tra oppositori del regime e soldati sono in corso in varie parti del Paese. L’Onu ha confermato scontri anche al valico di Quneitra tra Israele e Damasco. E mentre l'Austria fa sapere che ritirerà i propri caschi blu dalla missione Onu in Golan, secondo fonti locali, il presidente Bashar al-Assad terrà presto un discorso alla nazione in cui si congratulerà con il suo esercito per la conquista della città di Qusayr, dopo 17 giorni di scontri con i ribelli. Sul fronte diplomatico, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, chiede di non strumentalizzare la questione dell’utilizzo delle armi chimiche al fine di giustificare un intervento armato internazionale. Il politico russo ha poi confermato che sarà il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, a rappresentare Damasco alla Conferenza internazionale sulla crisi, in programma il mese prossimo, la cosiddetta ''Ginevra 2''. Sulla situazione in Siria, Antonella Palermo ha raccolto il commento di Staffan De Mistura, diplomatico e sottosegretario agli Esteri del governo italiano:RealAudioMP3

R. – La situazione in Siria è una vera tragedia. In un momento in cui ci siamo detti "mai più Sebrenica", "mai più Vukovar", "mai più Rwanda", ci troviamo a vedere una comunità internazionale divisa, che non è in condizioni di trovare una formula per chiudere la crisi. Io sono, però, moderatamente – perché bisogna essere cauti – ottimista sulla proposta russa-americana, sostenuta dall’inviato dell’Onu, Brahimi, che guarda alla Conferenza a Ginevra. Queste conferenze a volte possono deludere, possono durare a lungo, ma è positivo il fatto che soprattutto Stati Uniti e Russia la sostengano – loro che sono bene o male le due forti controparti. L’Europa, come abbiamo visto, purtroppo ha dimostrato ancora una volta di essere divisa. Una Conferenza che speriamo produca effetti se non altro sul fronte degli aiuti umanitari, perché qui abbiamo un’enorme quantità di persone che sono toccate dagli effetti secondari di questa guerra. E’ chiaro che qui una soluzione militare non c’è. E la prova è che ci sono avanzate e ritirate continue. Bisogna lavorare sulla soluzione politica.







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