2013-06-06 13:03:59

Crisi siriana. "Cor Unum": le Chiese dell'area aiutano 400 mila persone


La Chiesa siriana e quelle della regione circostante sostengono “regolarmente”, dal marzo 2011, 400 mila persone per una spesa complessiva di 15 milioni di euro: è questo il contributo di solidarietà offerto dalle istituzioni ecclesiali, coordinate dal Pontificio Consiglio Cor Unum, alle vittime del conflitto in Siria. Le cifre sono contenute in un comunicato del dicastero, reso noto all’indomani dell’udienza concessa da Papa Francesco ai rappresentanti degli organismi caritativi impegnati nell’area e al termine della riunione di coordinamento umanitario sulla crisi, svoltasi in Vaticano il 4 e 5 giugno, cui hanno partecipato circa 25 rappresentanti delle Chiese locali, di organismi caritativi attivi sul posto, donatori istituzionali del mondo cattolico, della Santa Sede, oltre al nunzio apostolico in Siria. La nota fa anche il punto della massa di persone costretta alla fuga dalla violenza della crisi. Si tratta di quasi 7 milioni di persone “bisognose di assistenza umanitaria”, e di più di 4 milioni e mezzo di sfollati interni, mentre – sottolinea la nota – “sempre più persone cercano sicurezza fuori dei confini del Paese, in Libano, Giordania, Turchia e Iraq, che hanno già accolto oltre 2 milioni di rifugiati siriani.

Una caratteristica dell’accoglienza organizzata dalle strutture ecclesiali è di essere aperta a tutti “senza discriminazioni”. Un aspetto rilevato ieri anche dal Papa: “Aiutare la popolazione siriana, al di là delle appartenenze etniche o religiose, è il modo più diretto – ha affermato – per offrire un contributo alla pacificazione e alla edificazione di una società aperta a tutte le diverse componenti”. Tuttavia, data la crudezza del conflitto, la sfida umanitaria richiede uno sforzo che il dicastero di Cor Unum definisce “maggiore e sempre più complesso”. “Un’analisi più attenta dei bisogni sul campo – si legge nel comunicato – ha messo in evidenza che, col sopraggiungere dell’estate, aumenteranno certamente i rischi di epidemie, di mancanza di medicinali e di assistenza per la popolazione colpita, in particolare per le donne incinte e per i bambini, per anziani e disabili”. Dunque, prosegue, “il quadro complessivo della logistica, della sicurezza, della protezione umanitaria, resta allarmante, e si aggraverà se non si troverà il modo di garantire il rispetto del diritto umanitario in generale, e, in particolare l’accesso umanitario sicuro per gli aiuti, e soprattutto se non si arriverà ad una tregua o almeno ad un cessate il fuoco”.

Dal Pontificio Consiglio, viene levato un “appello” a sostenere “anche finanziariamente gli sforzi di assistenza umanitaria e di ricerca di pace, in vista della auspicata ricostruzione di un Paese lacerato e distrutto”. Un appello diretto all’intera comunità internazionale, perché fornisca, si afferma, “più sostegno ai Paesi che accolgono i rifugiati e alle operazioni umanitarie”, in modo da “rispondere alle loro crescenti necessità”. Inoltre – facendo eco alla domanda di Papa Francesco: “Quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?” – la nota sollecita un più incisivo “impegno di mediazione” internazionale, che “sebbene più deciso rispetto ai mesi precedenti”, viene ritenuto “ancora insufficiente”. In questo modo, conclude Cor Unum, “aumentano sempre più i rischi che in Siria si generi un’altra guerra infinita, in cui le prime vittime sono i civili inermi, trattati come bersagli e spesso come vittime dirette ed indirette delle continue violenze, “un’inutile strage”. (A cura di Alessandro De Carolis)







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