2013-06-05 08:02:57

Turchia. L’esecutivo si scusa per le violenze. Ancora proteste antigovernative a Istanbul e Ankara


Sesto giorno oggi di proteste antigovernative in Turchia. Il vicepremier Arinc, guardando ai fatti di Gezi Park, ha chiesto scusa a nome dell’esecutivo "con quanti hanno subito violenze”. Presidio anche questa notte ad Istanbul. Gas lacrimogeni e sgomberi della polizia nella capitale ed Istambul. Massimiliano Menichetti:00:01:05:71

Quinta notte di presidi a piazza Taksim a Istanbul dove sono nate le proteste contro l’abbattimento di 600 alberi per dare il via alla costruzione di un cento commerciale e di una moschea. Contestazioni mutate in antigovernative, dilagate in tutto il Paese e represse duramente dalla polizia. Ieri vicepremier Bulent Arinc ha chiesto scusa a nome dell’esecutivo per il pugno duro usato contro i manifestanti: "non abbiamo il diritto e non possiamo permetterci di ignorare la gente” ha detto precisando che “le democrazie non possono esistere senza l'opposizione". Anche ieri però la polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti per disperdere centinaia di manifestanti a Istanbul e ad Ankara che tentavano di dirigersi verso gli uffici del premier Recep Tayyip Erdogan che in questi giorni è impegnato in un tour politico-diplomatico in nord africa. Erdogan continua a dirsi ottimista sul ristabilimento della situazione nel Paese. Intanto è stato confermato il terzo decesso per i sommovimenti dei giorni scorsi, centinaia i feriti e gli arresti, in atto lo sciopero di 48 ore proclamato dal sindacato dei lavoratori del pubblico impiego Kesk, sigla di sinistra con 240 mila iscritti. In questo scenario il vicepremier Arinc ha ammesso che le proteste contro il governo sono "legittime e giuste" ma ha lanciato un appello a far cessare le manifestazioni. "Ci aspettiamo che tutti i sindacati, i partiti politici e chiunque ami e abbia a cuore la Turchia – ha detto – interrompa le proteste". Poi ha assicurato che l'esecutivo non vuole imporre un pensiero unico ispirato all'Islam.

Ma cosa chiedono soprattutto i manifestanti al governo e, in particolare, al premier Erdogan? Ascoltiamo, al microfono di Fausta Speranza, Giuseppe di Donna, in Turchia per motivi di studio:RealAudioMP3

“Dappertutto, c’è questo urlo: dimissioni, dimissioni, dimissioni. E poi questa non è una protesta contro l’islam, non è una protesta di laici contro islamici. Si chiede al governo di avvicinarsi alla gente e soprattutto si fa presente al governo che non si può solamente contare sul fatto che siano state vinte le elezioni, perché aver vinto le elezioni non significa poter calpestare anche fisicamente i manifestanti”.

Il vice premier Arinc ha ammesso che le proteste contro il governo sono "legittime e giuste" ma ha lanciato un appello a far cessare le manifestazioni. "Ci aspettiamo – ha detto - che tutti i sindacati, i partiti politici e chiunque ami e abbia a cuore la Turchia interrompa le proteste”.

Dell'attuale situazione di instabilità in Turchia e del paragone con le Primavere arabe, Olivier Tosseri ha parlato con il vescovo Louis Pelâtre, vicario apostolico di Istanbul: RealAudioMP3

R. - Moi, je pense que la Turquie…
Io penso che la Turchia non sia “i Paesi arabi”, è molto differente. Evidentemente però si teme che possa andare a finire in modo simile. Sì, certo, potrebbe anche andare a finire così… Ma comunque non si tratta delle stesse rivendicazioni. Per il momento in Turchia la democrazia funziona, il governo attuale è stato eletto democraticamente. Si spera che il prossimo anno ci saranno elezioni democratiche, come la volta precedente.

D. – Come reagiscono le comunità cristiane a questi episodi?
R. – Les communautés chrétiennes sont très discrètes…
Le comunità cristiane sono molto discrete e si tengono nell’ombra. Come opinione non esistono nel quadro politico del Paese. Ma soprattutto per noi - i cattolici latini - le nostre chiese sono riempite da stranieri e da immigrati, che non prendono certo posizione in merito a questi disordini.

D. – Teme una radicalizzazione di musulmani in Turchia?

R. – Pour le moment, on ne le voit trop…
Per il momento non tanto. Questo governo attuale, questo partito, per poter raccogliere tutti ha voluto dare delle garanzie ai musulmani tradizionali. Questo partito è molto frammentato e ci sono certamente musulmani molto convinti, che vorrebbero veder trionfare le leggi islamiche… Ma è anche l’unico partito che, per il momento, ha saputo governare e riunire tanta gente. Ci sono persone di altri partiti tradizionali e che condividono completamente queste ideologie, ma che sono passate a questo partito per avere voce in capitolo, per raggiungere un equilibrio. In effetti, quindi, è un partito molto composito.

D. – C’è un’alternativa a questo partito nella società?

R. – Pour le moment, il n’y a pas d’alternatives…
Per il momento, non ci sono alternative. E’ questo che è inquietante perché, così come chiedono i manifestanti, se si facesse cadere il governo – se si facesse cadere questo primo ministro che pure detiene il potere da più di 10 anni, e non è poco essere rimasto al governo per dieci annim e che finora ha dato più o meno soddisfazione – non ci sono alternative. L’opposizione al momento è molto debole. Il presidente della Repubblica è del suo partito e lui stesso richiama alla calma. Sembra che il primo ministro abbia detto che non intende cedere… Ecco, attualmente ci troviamo in un equilibrio di potere.

D. – E lei è favorevole allo status quo?

R. – Il faudrait une amélioration. On pense tous que ces événements...
E’ necessario un miglioramento della situazione. Tutti pensiamo che questi avvenimenti possano essere un campanello d’allarme per chi guida il Paese. Io mi auguro che la democrazia continui, anche da parte degli eletti dal popolo che sono al potere.









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