Mons. Santoro: decreto su Ilva, scelta di responsabilità
E' saltata l'assemblea dei soci Ilva prevista per oggi a Milano. E' la conseguenza
del decreto del governo che ha imposto il commissariamento dell’azienda di Taranto.
Per il presidente di Confindustria, Squinzi, “il principio della proprietà non va
messo in discussione”. Alcuni esponenti politici parlano di espropriazione, ma il
ministro dell’Ambiente, Orlando, assicura che sarà un intervento limitato. Luca
Collodi ha intervistato mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto:
R.
– E’ sicuramente una scelta di responsabilità. Noi avevamo bisogno di un appiglio,
anche tecnico, per sostenere la speranza del popolo. Questo decreto, di fatto, mette
chiarezza – io dico che mette chiarezza – e richiama le persone – lo Stato e poi tutte
le persone – alla responsabilità. Secondo me, gli aspetti che più mi colpiscono positivamente
sono che in tal modo non si è semplicemente data continuità alla produzione e poi
anche sostenuta energicamente la necessità dell’applicazione dell’Aia (Autorizzazione
integrata ambientale), ma si individua anche da dove possano essere utilizzate le
risorse. E poi si pongono dei meccanismi di controllo ambientale molto rigorosi.
D.
– Federacciai parla di questa scelta di responsabilità del governo come di una scelta
sbagliata e rischiosa. Secondo lei, mons. Santoro, torna la contrapposizione tra liberalismo
in economia e intervento dello Stato a sostegno del bene comune?
R. – Qui noi
ci troviamo di fronte ad un caso estremo. E’ chiaro che è un precedente. Però, un
intervento dello Stato che non si sostituisce alla proprietà, mi sembra; e se la sostituzione
avviene, avviene nel corso di uno o due o massimo tre anni. Quindi, certo che è un
intervento straordinario per tutta la complicatissima situazione che si era creata.
Però, l’obiettivo è proprio quello del risanamento e quindi anche della continuità
produttiva.
Alessandro Guarasci ha sentito il commento del presidente
della sezione di Taranto dell’Ucid, l'Unione cristiana imprenditori e dirigenti, Giuseppe
Fischetti:
R. – Parlare
di esproprio nei confronti dell’Ilva mi sembra un po’ esagerato. Parliamo di un’industria
che ha un interesse nazionale. Questo, però, ovviamente non giustifica quello che
sta accadendo, e cioè un’industria che non si è posta il problema di tutelare la salute,
di salvaguardare i cittadini, ma soprattutto chi la ospita.
D. – Secondo lei,
le soluzioni scelte riusciranno a garantire occupazione e produzione, tra l’altro
in un contesto internazionale di forte competitività?
R. – La scelta del commissariamento
non è una scelta sbagliata. Non si riesce a capire, però, per quale motivo a tutela
dell’applicazione delle norme sia stata messa una persona che comunque è valida, ma
è legata alla proprietà. Quindi, non si riesce a capire come questa persona, in presenza
di un decreto, riesca ad attuare ciò che tanto tempo prima è stato chiesto e non è
stato fatto.
D. – Secondo lei, il ruolo dell’Ilva in tutta questa vicenda nel
corso degli anni è stato sottovalutato? Bisognava, insomma, obbligarli prima a risanare
l’ambiente?
R. – Sì, forse abbiamo dato per certe alcune cose che invece non
lo erano. Poi, però, aandando avanti nel tempo non si riesce ancora a capire, nel
momento in cui c’è stata questa presa di coscienza, perché certi processi non siano
stati accelerati.