India: oltre 19 milioni di cattolici pregano, uniti al Papa, per il rispetto della
donna
Oltre 19 milioni di fedeli cattolici in India si sono uniti al Santo Padre nella solenne
adorazione eucaristica del 2 giugno, sparsi in parrocchie, conventi e in altre istituzioni
religiose in tutta l'India. Si è pregato anche nella chiese dell’Orissa, dove si sono
verificati i massacri anticristiani nel 2008. Lo riferisce, in una nota inviata all’agenzia
Fides, il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza
episcopale indiana (Cbci). L’arcivescovo, che ha presieduto l’adorazione nella cattedrale
di Bombay, racconta: “Uniti al successore di Pietro nell’adorare Gesù vivo, in molti
luoghi dell'India, migliaia di persone, tra cui molti giovani, hanno testimoniato
l'immenso amore di Cristo e le ricchezze di questo Anno della Fede”. Il cardinale
prosegue: “Abbiamo sperimentato una comunione profonda con Papa Francesco e con la
Chiesa universale”. Nell’adorazione si è condivisa anche “la preoccupazione per i
problemi dell'India, per una missione che sia più efficace contro la povertà, per
la dignità delle donne e contro la violenza, questioni calde nel nostro Paese. Le
nostre donne subiscono violenze domestiche indicibili. Feticidio femminile e infanticidio
femminile continuano. Pregando per queste intenzioni, abbiamo sentito Papa Francesco
molto vicino alle sofferenze del popolo dell'India”, ricorda la nota del card. Gracias.
“La Chiesa cattolica – prosegue – è all'avanguardia nella promozione dell'uguaglianza
di genere, attraverso un servizio instancabile e disinteressato ai più poveri, attraverso
servizi sociali, assistenziali ed educativi. Tuttavia la strada da percorrere è ancora
lunga: la mentalità patriarcale deve cambiare, urge fermare la discriminazione di
genere e dare pari dignità alle donne”. L’arcivescovo cita anche “lo stupro di suor
Meena Barwa (avvenuto durante i massacri in Orissa nel 2008, ndr), ancora impunito,
che tocca una corda profonda per noi”. L’adorazione - informa - “si è svolta anche
nel Centro pastorale Dibyajyoti, nel distretto di Kandhamal, in Orissa, dove la violenza
sessuale si è scatenata su molte donne durante i pogrom anti-cristiani”. La nota conclude
indicando “il Vangelo come garanzia di unità della famiglia umana” e il Cristo come
“nostro cibo per il viaggio, che ci permette di diventare testimoni di speranza e
di amore sulla via della vera giustizia”. (R.P.)