Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla nomina di Enrico Bondi a commissario
dell'Ilva di Taranto. Il suo mandato sara' di 36 mesi. Ora inizia un difficile cammino
per garantire l’occupazione e tutelare i cittadini dall’inquinamento ambientale. Critica
la Federacciai, l’associazione delle industrie del settore. Giampiero Guadagni
Continuità
produttiva e risanamento ambientale. Sono le due linee d'azione del Governo per salvare
l’Ilva di Taranto, la più grande acciaieria d’Europa finita nel pantano dopo le dimissioni
in blocco del vertice annunciate in seguito al sequestro del patrimonio della famiglia
Riva, proprietaria dell’azienda. Il Consiglio dei ministri di stasera ha approvato
l’atteso decreto che prevede il commissariamento temporaneo per un anno rinnovabile
due volte fino ad un massimo di tre anni: incarico affidato ancora ad Enrico Bondi,
amministratore delegato dimissionario. Riferendo questa mattina alla Camera il ministro
dello Sviluppo economico Zanonato aveva sottolineato come la chiusura della fabbrica
costerebbe circa 8 miliardi all'anno. L'obiettivo rimane dunque quello di mantenere
la fabbrica, che dà lavoro a 11 mila persone, continuando a produrre milioni di tonnellate
di acciaio a cui l’Italia non può rinunciare. Il tutto nel segno delle prescrizioni
dettate dall'autorizzazione integrata ambientale, finora sostanzialmente disattesa.
E' stato per questo deciso che il ministro dell'Ambiente nominerà un comitato di 5
esperti che stilerà il piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e
sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di gravi
incidenti.