2013-06-03 20:11:35

Si aggravano le violenze in Turchia: 1 morto. La preoccupazione degli Usa


In Turchia continuano gli scontri tra manifestanti anti-governativi e forze di polizia, tutt'ora in corso a Istanbul. A Smirne la notte scorsa sono stati attaccati gli uffici del partito islamico Akp del premier Erdogan, mentre si registra la prima vittima: un giovane di venti anni. Si parla di 700 arresti ieri a Ankara e di 170 feriti, alcuni dei quali in modo grave. Le manifestazioni contro Erdogan sono partite dopo l'annuncio del governo di voler tagliare gli alberi del Gezi Park di Istanbul per far posto ad un centro commerciale. Servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

Sono ancora ore di violenza in Turchia, dove si è ufficialmente registrata la prima vittima: un ventenne, investito da un taxi che si è scagliato contro la folla che occupava una superstrada a Istanbul. Un altro giovane è invece in stato di morte cerebrale dopo essere stato colpito da un proiettile. La polizia, nella capitale Ankara, ha di nuovo caricato con violenza migliaia di manifestanti, lanciando gas lacrimogeni per disperderli. In molti continuano a denunciare la brutalità dell’azione delle forze dell’ordine, timori sono stati espressi dalla comunità internazionale, il segretario di stato americano Kerry ha condannato l’uso eccessivo della forza, sollecitato un’indagine a tutto campo e invocato il diritto alla libertà di espressione. La rivolta contro il governo di Erdogan, che nel frattempo è partito per una visita ufficiale in Marocco, prosegue da venerdì. Il premier ha accusato elementi estremisti di aver organizzato i disordini, spiegando che non si tratterebbe di una primavera turca. Mentre il presidente Gul ha invitato alla calma assicurando che il messaggio delle proteste è stato ricevuto. Democrazia non è solo elezioni, ha poi aggiunto Gul ribadendo il diritto a manifestare il dissenso purché in modo pacifico.

Ma qual è la natura di queste proteste in Turchia, si tratta di un movimento paragonabile alle primavere arabe? Davide Maggiore
lo ha chiesto a
Fabio Grassi, ricercatore in Storia dell’Europa Orientale presso l’Università “La Sapienza” di Roma:RealAudioMP3

R. - Non a breve termine: non è che abitualmente le proteste, per quanto imponenti, facciano cadere i governi. Certamente possono produrre - come mi sembra stia avvenendo - un certo ripensamento, una modifica di atteggiamento.

D. - Qual è la natura di queste proteste? Si tratta di un movimento paragonabile alle primavere arabe che hanno attraversato altri Paesi della regione?

R. - Non vedo una grande somiglianza con questi movimenti. Nel caso delle primavere arabe c’era una profonda spinta di insofferenza, di ribellione contro regimi elitari e spesso militari. Qui il segno è contrario: è una ribellione, è un segnale di forte insofferenza da parte della Turchia laica contro un governo, in cui la spinta verso certe forme di tradizionalismo si è fatta piuttosto forte. Ora la protesta è contro la riorganizzazione di una delle piazze più importanti di Istanbul, centro nevralgico della Istanbul più europea. Ma, pochi giorni fa, c’era stata una dichiarazione molto dura di Erdogan contro il consumo di alcolici…

D. - Quindi quali sono le forze in gioco in questo confronto che, adesso, ha raggiunto le piazze?

R. - Da una parte, il governo e il suo grande seguito popolare che, nell’Anatolia profonda, permane ampio, e - dall’altra - un'opposizione in cui confluiscono il vecchio gruppo sociale fortemente ancorato al kemalismo e uno strato di Turchia laica che - a suo tempo - aveva criticato l’autoritarismo kemalista.

D. - E’ possibile che quanto sta accedendo ora abbia delle ripercussioni a livello elettorale? E’ ipotizzabile un arretramento del partito di Erdogan?

R. - Una piccola flessione del partito di Erdogan è possibile, una sostanziale modifica dei rapporti di forza non mi sembra molto probabile.


Ultimo aggiornamento: 4 giugno







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