2013-06-02 08:34:20

"Oggi ho toccato il cielo": un libro dedicato alla figura di mons. Toppi, cappuccino e vescovo


“Oggi ho toccato il cielo”. E’ questo il titolo del libro scritto da mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, dedicato a mons. Francesco Saverio Toppi, cappuccino e già vescovo di Pompei, scomparso nel 2007. Recuperandone i diari, tenuti nascosti fino alla morte, mons. Sorrentino ha potuto indagare e testimoniare attraverso questo volume, l'esperienza spirituale e mistica del padre cappuccino che, immerso nella vita trinitaria, ne viveva pienamente il dialogo, facendosi guidare da Maria. Al microfono di Gea Finelli, mons. Domenico Sorrentino:RealAudioMP3

R. – Io sono stato nominato vescovo a Pompei nel 2001, quando ormai lui era un vescovo emerito. Gli ho chiesto di rimanere con me e ne sono nati due anni di amicizia grande, di vera confidenza spirituale che mi ha consentito di entrare nel suo mondo. E’ stata una scoperta: sapevamo tutti della sua santità di vita, si parlava delle sue esperienze spirituali mistiche... Io ho potuto scoprirlo giorno per giorno in una maniera che mi ha veramente sorpreso, e ancor più poi sono rimasto sorpreso quando, dopo la sua morte, ho letto i suoi diari spirituali, nei quali egli rende conto – giorno per giorno – di ciò che gli accadeva. Quest’uomo veniva rapito, entrava nel mistero del Dio Trinità, condotto da Maria; si sentiva come un bambino nelle braccia della mamma, e la mamma lo trattava proprio come un bambino aprendogli tanti squarci sul Mistero di Dio.

D. – Il libro si intitola: “Oggi ho toccato il cielo”: è un’espressione con la quale mons. Toppi spiegava una sua singolare esperienza spirituale …

R. – E’ incredibile quello che egli prova. Quando si immerge nel Mistero di Dio, spesso testimonia di vivere una esperienza di gioia così grande che addirittura non riesce a contenerla e a sostenerla. Ci sono punti nel suo diario in cui dice: “Basta, basta! E’ gioia troppo grande, è paradiso!”. Lui vive anticipi di paradiso. Bisogna anche però dire che spesso queste rivelazioni su Dio lo portano anche dentro al mistero della Croce, e lì – ecco – è l’esperienza, poi, delle lacrime, dell’oscurità… quello che Gesù ha vissuto sulla Croce, il senso dell’abbandono del Padre, il senso dell’inferno …

D. – Lei analizza la vita di mons. Toppi come teologia del vissuto: ci spiega questo particolare approccio?

R. – Quando si pensa alla teologia, il pensiero va subito a libri, a tomi ponderosi, ad argomentazioni, ad una ricerca raffinata sotto il profilo concettuale … Ma questo è un aspetto soltanto. E, anzi, bisognerebbe dire, non è l’aspetto più importante, quello originario, perché la teologia cristiana è l’espressione di un Dio che si rivela nella storia, è una storia di salvezza. La prima teologia è un racconto, è un vissuto di cui si fa esperienza. I Santi sono quelli che sperimentano in maniera profonda il mistero di Dio, lo vivono dentro di sé … Quindi, la loro vita già è teologia vissuta.

D. – La vita di mons. Toppi si intrecciò con quella di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Cosa avevano in comune queste due personalità?

R. – Sicuramente fu un incontro provvidenziale. Lui era un francescano, un cappuccino e viveva molto profondamente la dimensione della fraternità, che è propria del francescanesimo. Da questa base egli conosce Chiara Lubich, che è la mistica dell’unità. Il suo carisma è profondamente un carisma che aiuta a sentire il Mistero di Gesù in mezzo a noi. Mons. Toppi sentì la profonda convergenza tra la sua esperienza di francescano e l’esperienza dell’unità di Chiara Lubich.







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