"Oggi ho toccato il cielo": un libro dedicato alla figura di mons. Toppi, cappuccino
e vescovo
“Oggi ho toccato il cielo”. E’ questo il titolo del libro scritto da mons. Domenico
Sorrentino, vescovo di Assisi, dedicato a mons. Francesco Saverio Toppi, cappuccino
e già vescovo di Pompei, scomparso nel 2007. Recuperandone i diari, tenuti nascosti
fino alla morte, mons. Sorrentino ha potuto indagare e testimoniare attraverso questo
volume, l'esperienza spirituale e mistica del padre cappuccino che, immerso nella
vita trinitaria, ne viveva pienamente il dialogo, facendosi guidare da Maria. Al microfono
di Gea Finelli, mons. Domenico Sorrentino:
R. – Io sono
stato nominato vescovo a Pompei nel 2001, quando ormai lui era un vescovo emerito.
Gli ho chiesto di rimanere con me e ne sono nati due anni di amicizia grande, di vera
confidenza spirituale che mi ha consentito di entrare nel suo mondo. E’ stata una
scoperta: sapevamo tutti della sua santità di vita, si parlava delle sue esperienze
spirituali mistiche... Io ho potuto scoprirlo giorno per giorno in una maniera che
mi ha veramente sorpreso, e ancor più poi sono rimasto sorpreso quando, dopo la sua
morte, ho letto i suoi diari spirituali, nei quali egli rende conto – giorno per giorno
– di ciò che gli accadeva. Quest’uomo veniva rapito, entrava nel mistero del Dio Trinità,
condotto da Maria; si sentiva come un bambino nelle braccia della mamma, e la mamma
lo trattava proprio come un bambino aprendogli tanti squarci sul Mistero di Dio.
D.
– Il libro si intitola: “Oggi ho toccato il cielo”: è un’espressione con la quale
mons. Toppi spiegava una sua singolare esperienza spirituale …
R. – E’ incredibile
quello che egli prova. Quando si immerge nel Mistero di Dio, spesso testimonia di
vivere una esperienza di gioia così grande che addirittura non riesce a contenerla
e a sostenerla. Ci sono punti nel suo diario in cui dice: “Basta, basta! E’ gioia
troppo grande, è paradiso!”. Lui vive anticipi di paradiso. Bisogna anche però dire
che spesso queste rivelazioni su Dio lo portano anche dentro al mistero della Croce,
e lì – ecco – è l’esperienza, poi, delle lacrime, dell’oscurità… quello che Gesù ha
vissuto sulla Croce, il senso dell’abbandono del Padre, il senso dell’inferno …
D.
– Lei analizza la vita di mons. Toppi come teologia del vissuto: ci spiega questo
particolare approccio?
R. – Quando si pensa alla teologia, il pensiero va subito
a libri, a tomi ponderosi, ad argomentazioni, ad una ricerca raffinata sotto il profilo
concettuale … Ma questo è un aspetto soltanto. E, anzi, bisognerebbe dire, non è l’aspetto
più importante, quello originario, perché la teologia cristiana è l’espressione di
un Dio che si rivela nella storia, è una storia di salvezza. La prima teologia è un
racconto, è un vissuto di cui si fa esperienza. I Santi sono quelli che sperimentano
in maniera profonda il mistero di Dio, lo vivono dentro di sé … Quindi, la loro vita
già è teologia vissuta.
D. – La vita di mons. Toppi si intrecciò con quella
di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Cosa avevano in comune queste
due personalità?
R. – Sicuramente fu un incontro provvidenziale. Lui era un
francescano, un cappuccino e viveva molto profondamente la dimensione della fraternità,
che è propria del francescanesimo. Da questa base egli conosce Chiara Lubich, che
è la mistica dell’unità. Il suo carisma è profondamente un carisma che aiuta a sentire
il Mistero di Gesù in mezzo a noi. Mons. Toppi sentì la profonda convergenza tra la
sua esperienza di francescano e l’esperienza dell’unità di Chiara Lubich.