2013-06-02 08:07:36

Le suore vincenziane di Roma al fianco degli anziani soli


L’Italia sta diventando sempre di più un Paese di anziani e uno su quattro vive da solo. Tra chi se ne prende cura, facendo un grande lavoro in sordina, vi sono le “Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli” di Roma: dieci suore che si occupano di un centinaio di persone anziane che necessitano di cure o piccole commissioni, instaurando con loro un rapporto di amicizia e fiducia. “Amate i poveri ma con la fatica delle braccia e il sudore della fronte”, sottolinea suor Amelia, al microfono di Elisa Sartarelli:RealAudioMP3

R. – San Vincenzo voleva proprio che noi andassimo a domicilio a trovare le famiglie e le persone bisognose. In modo particolare, in questo momento, sono gli anziani ad avere bisogno, trovandosi spesso soli e non sapendo a chi rivolgersi. A volte non c’è grande fiducia nelle persone che vanno a trovarli. Quando vedono una suora, scatta un meccanismo e si sentono più fiduciosi, più sicuri.

D. – Voi portate un aiuto sia materiale che spirituale...

R. – C’è il discorso della solitudine, c’è il discorso che non possono andare alla Messa. Quindi noi portiamo, in accordo con il parroco, l’Eucaristia, stiamo un poco con loro, li ascoltiamo. Può esserci anche il problema della salute, trovandosi anziani, soli, magari anche solo dover fare una puntura... Si trovano facilmente infermieri che vanno a domicilio ma la spesa non sempre è quella che si possono permettere. Noi allora gratuitamente ci rendiamo disponibili quando qualcuno ci chiama, anche solo per misurare la pressione o per fare la spesa. Ultimamente, qualche nonnina anziana ci chiede addirittura di andare in banca, di riscuotere qualcosa. E’ un rapporto, dunque, di fiducia.

D. – Ma le suore che assistono gli anziani sono loro stesse anziane...

R. – C’è da dire anche questo: le sorelle che fanno questo servizio, e soprattutto in periferia, in questo momento, sono loro stesse anziane. Ho sorelle di 80 anni che partono al mattino e vanno dalle loro amiche. A volte con qualcuna si stabilisce anche l’orario.

D. – Le persone assistite non sono quindi anziani completamente abbandonati a se stessi, ma persone che magari hanno bisogno di piccole cose, perché magari hanno la famiglia lontana...

R. – Oppure anziani che non hanno avuto figli... Ci sono tanti casi diversi. A volte anche i figli hanno la loro famiglia, le loro difficoltà e quindi non riescono ad andargli incontro. C’è da dire poi che, nonostante questo, sono affezionati al loro ambiente e quindi fanno fatica a dire: “Vado in una casa di riposo”. Bisogna poi aggiungere che oggi poter pagare una casa di riposo, poterselo permettere, non è poi così facile, per chi ha una piccola pensione.

D. – Molti anziani poi preferiscono restare a casa loro...

R. – Il problema è che negli ospizi sono in compagnia e sono curati, ma sentono la mancanza dei loro affetti. Se hanno dei parenti che vanno continuamente a trovarli è diverso. Gli manca la loro vita, il potersi cucinare come vogliono, potersi alzare quando vogliono, potersi spostare la sedia come vogliono. Manca quindi quell’autonomia e quell’indipendenza che hanno vissuto fino ad 80 anni.

D. – Molti anziani hanno una badante, ma quello che voi fate è un’altra cosa...

R. – La badante ti copre alcune ore e qualche volta succede che ci sia un bel rapporto, altre volte invece non scatta il dire: “Ti racconto le mie cose e tu mi ascolti e mi capisci”.







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