Il mondo intero per un'ora unito a Papa Francesco per l'Adorazione eucaristica
Nella solennità del Corpus Domini, e nel contesto dell’Anno della Fede, Papa Francesco
ha presieduto, dalle 17 alle 18, nella Basilica di San Pietro, una speciale Adorazione
eucaristica in comunione con le cattedrali e le parrocchie di tutto il mondo, per
un’ora unito in preghiera in adorazione del Santissimo Sacramento. Servizio di FrancescaSabatinelli:
Il Coro della
Cappella Sistina ha accompagnato il cammino di Papa Francesco attraverso la navata
centrale di San Pietro, fino all’altare, dove ha presieduto un’ora di Adorazione eucaristica,
in comunione con i fedeli di tutto il mondo che nelle chiese e nelle cattedrali di
ogni Paese, collegati con Roma, si sono uniti al Santo Padre. “Un solo Signore una
sola fede”: il titolo scelto per questo evento unico, voluto da Benedetto XVI in occasione
dell’Anno della Fede, a cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. Si
è pregato per il bene della Chiesa, perché “il Signore la renda sempre obbediente
all’ascolto della sua Parola, per presentarsi dinanzi al mondo sempre più bella, senza
macchia né ruga, ma santa e immacolata” e poi si è pregato per "quanti nelle diverse
parti del mondo vivono la sofferenza di nuove schiavitù e sono vittime delle guerre,
della tratta delle persone, del narcotraffico e del lavoro schiavo; per i bambini
e le donne che subiscono ogni forma di violenza; per tutti coloro che si trovano nella
precarietà economica, soprattutto i disoccupati, gli anziani, gli immigrati, i senzatetto,
i carcerati e quanti sperimentano l'emarginazione”. I canti e le invocazioni sono
stati intervallati dalle letture, accompagnate dal suono di un’arpa, delle preghiere
dei Papi predecessori: Pio XII, il Beato Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo
I, il Beato Giovanni Paolo II, il Papa emerito Benedetto XVI. L’intenso sguardo di
Papa Francesco non ha mai abbandonato l’ostensorio con il Corpo di Cristo, poggiato
sull’altare. E con il suo, quello di tutti i fedeli raccolti in preghiera nella Basilica.
Al termine dell’Adorazione eucaristica Papa Francesco ha preso tra le mani l’ostensorio
e ha benedetto i presenti con il Santissimo Sacramento.
Tante le persone che
hanno preso parte all'Adorazione eucaristica presieduta da Papa Francesco in San Pietro.
Marina Tomarro ha raccolto alcune voci:
R. – Per me
la festa del Corpus Domini è la festa di tutti noi cristiani perché è ciò che il Signore
ci ha lasciato. Questa è la festa per dire: "Io sono con voi, tutti i giorni, fino
alla fine del mondo". Anche adesso il Papa ci ha dato l’opportunità di vivere insieme
a lui questo momento bello, di vivere tutta quanta la Chiesa, con il Santo Padre,
per dire: "Credo, Signore accresci la mia fede".
R. – Penso che questo momento
che il Papa ha voluto di preghiera mondiale sia un grandissimo regalo che ci ha fatto
perché ritrovarsi davanti al Signore con tutta la comunità di cristiani del mondo
è un bel messaggio e ciascuno di noi deve farne tesoro nella vita di tutti i giorni,
nell’ambiente di lavoro e nelle comunità in cui viviamo.
R. - Venire qui e
fare l’Adorazione nel giorno del Corpus Domini, pensando che è in comunione con tutta
la Chiesa, è bello ed emozionante.
D. – Cosa vuol dire per lei pregare davanti
all’Eucaristia?
R. – Noi, puntualmente, ogni settimana, ci incontriamo con
un gruppo di amici e preghiamo davanti all’Eucaristia. Credo che sia un po’ come la
benzina per il motore di noi cristiani senza la quale non potremmo fare la carità,
non potremmo amare il prossimo... Quindi, restare in adorazione davanti al Santissimo
ci riempie per poi trasmetterlo agli altri.
R. – Si ha fede, si sta con Lui,
si vive nella Sua grazia, per averlo sempre con noi...
R. – Condividere un
tempo mio con il Signore che dà senso al mio tempo, alla mia vita… E’ una comunione
intima di amore. Siamo nelle sue mani, con le nostre fatiche, debolezze, che ci portiamo
nella vita.
D. – Il Papa ci invita anche a condividere il dono dell’Eucaristia
con tutti gli altri. In che modo accogliere la sua esortazione?
R. - Chiedendo
ma soprattutto ascoltanto per cercare di farsi capacità, come diceva Santa Caterina,
perché il Signore possa farsi torrente.
R. – Con molta gioia ma anche con molta
consapevolezza perché fare comunione non significa solo andare in Chiesa. Quando il
sacerdote ci invita ad andare in pace, è proprio quell’annuncio, cioè dire: il Signore
ha preso qualcosa di me e io te lo rioffro perché possa tu incontrarlo nell’Eucaristia.
R.
– Come dice anche il Santo Padre, andando verso gli altri, andando verso i fratelli,
nelle periferie. Io vengo da una diocesi nella periferia di Roma e quindi capisco
bene cosa voglia dire andare nelle periferie delle periferie con i giovani, con i
poveri.
Su questo straordinario evento, AntonellaPalermo
ha intervistato don AlbertoPacini, rettore della Basilica di Sant'Anastasia
al Palatino, dove da dodici anni si svolge l’adorazione perpetua:
R. - Questa
iniziativa è una gioiosa occasione, ma non una sorpresa perché è perfettamente in
linea di continuità con il Magistero di Giovanni Paolo II, il quale diceva: “Le nostre
comunità cristiane devono diventare scuole di preghiera” e Benedetto XVI che scrive,
nella Sacramentum Caritatis, “Peccheremmo se non adorassimo Colui che andiamo a ricevere”.
Quindi, questo senso di tornare all’Eucarestia da celebrare bene, sicuramente in sintonia
con lo Spirito, ma anche da adorare perché è la viva presenza del Signore.
D.
– Che scaccia ogni forma di idolatria...
R. - Che scaccia ogni forma di idolatria
perché quando il nostro cuore non è preso da Dio, è preso da qualunque altra forma
di idolatria.
D. – Cosa significa “adorare”?
R. – Adorare è un atto
di amore. Quando nelle parrocchie andiamo a fare le Settimane eucaristiche chiediamo
ai bambini: “Cosa vuol dire adorare?” e loro dicono “amare!”- perché nella terminologia
corrente si usa in maniera un po’ equivoca: “Adoro questa cosa” - allora, spiego subito:
“Si adora solo il Signore”! Però è vero, è un atto di amore: un cuore che si sintonizza
con un altro cuore ed il nostro cuore è sintonizzato con il cuore di Dio.
D.
– Se non ci si educa a questa "scuola" del restare di fronte a Gesù, probabilmente
non lo si riesce neanche a “gustare” nel momento in cui si fa la Comunione...
R.
– La nostra mentalità “fast food” – mordi e fuggi – ci porta a tempi affrettati, a
tempi nei quali c’è poco silenzio ed invece è fondamentale questo stare nel silenzio.
“Rimanete con me” e “rimani con noi”, come disse Giovanni Paolo II. “Rimani con noi
o divino viandante, Mane nobiscum Domine - rimani con noi Signore perché si fa sera”,
sono le parole dei pellegrini di Emmaus - Luca capitolo XXIV - cioè, questo stare
con il Signore, perché noi senza di Lui non possiamo far nulla. Noi da questa esperienza
dell’Adorazione Perpetua abbiamo sviluppato un ministero di ascolto, di confessione,
di riconciliazione delle persone: vengono persone con le vite “frantumate”, vengono
persone con la crisi dei valori più assurda, vengono persone che sono in cerca di
un’identità e lì il Signore ci svela la nostra vera identità. Stando con il Signore
riscopriamo la nostra chiamata. Allora: misericordia nell’accogliere le miserie, le
povertà e quindi esperienza di una Chiesa Santa. Abbiamo purtroppo testimonianze della
nostra non-santità come sacerdoti, ma l’Eucarestia ci ridà la vera identità: il perché
io sono prete, perché io sono sposato, perché sono consacrato, o consacrata…