Arabia Saudita: rischio espulsione per 120 mila lavoratori nepalesi
I lavoratori migranti provenienti dal Nepal ed entrati illegalmente in Arabia Saudita
avranno tempo fino al 3 luglio per lasciare il Paese. Come riporta l'agenzia AsiaNews,
si prevede che l'ultimatum, rilasciato il 10 maggio scorso dalle autorità di Riyadh,
riguardi circa 120 mila nepalesi che dovranno fare ritorno in patria. Da Kathmandu,
il ministro degli Esteri nepalese, Arjun Karki, ha definito la situazione "preoccupante"
e chiarito che da parte del suo governo c’è la volontà di iniziare una trattativa.
"Le autorità nepalesi - ha dichiarato il ministro - stanno tentando di persuadere
il governo saudita a riconsiderare la posizione dei migranti". Il ritorno in Nepal
dei 120 mila lavoratori avrebbe conseguenze anche sull’economia di Kathmandu. "Non
è realistico pensare che questa enorme manodopera possa essere assorbita dall'industria
locale", ha spiegato il direttore generale del dipartimento per l'occupazione estera
in Nepal. Secondo alcuni esperti, dunque, la sovrabbondanza di forza lavoro rischia
di trascinare il Nepal in una dura crisi sociale ed economica, se si considera anche
la totale dipendenza di molte famiglie dai contributi economici mensili dei lavoratori
emigrati. Al momento, se ne contano più di 400mila tra Malaysia, Qatar e Arabia Saudita.
Nel regno saudita, secondo le stime riportate da Asianews, due dei nove milioni di
immigrati totali sono assunti in modo illegale. Nel giugno del 2011, il ministro del
Lavoro di Riyadh ha lanciato una campagna per agevolare l'assunzione di giovani arabi,
rimpiazzando una piccola percentuale di forza lavoro straniera. Anche il Qatar, secondo
dopo la Malaysia per presenza di immigrati nepalesi, ha attuato una severa politica
nei confronti dei lavoratori illegali, arrestandoli e inviandoli in campi di lavoro
forzato. (D.M.)