Stati Uniti: apre la 49.ma edizione del Congresso Mondiale di Oncologia
Al via, a Chicago, negli Stati Uniti, la 49.ma edizione del Congresso Mondiale di
Oncologia. Quattro giorni di intensi lavori per fare il punto sulla ricerca e sulle
principali novità messe in campo per sconfiffere i tunori. Da Chicago, ci riferisce
il nostro inviato, Salvatore Sabatino:
Sono 30 mila
gli esperti giunti a Chicago da tutto il mondo per il 49.mo meeting annuale dell'Asco,
la Società americana di Oncologia Clinica. Straordinario momento di confronto tra
le diverse società scientifiche, che per quattro giorni presentano le nuove sfide
per combattere i tumori. Non a caso, lo slogan scelto dagli organizzatori è “Costruire
Ponti per vincere il cancro”. Ponti, che vuol dire sinergia tra gruppi di ricerca,
e unione delle forze per dire una volta e per tutte addio ai tumori, ma che vuol dire
anche impegno e sforzo concreto per arrivare a risultati che possano cambiare la storia
della medicina. E’ il caso della medicina personalizzata, vera rivoluzione delle cure
oncologiche, perché capace di prendere meglio di mira obiettivi precisi del cancro
e cellule immunitarie. Diversi studi – tra gli oltre 5.000 presentati – suggeriscono
anche che è possibile risparmiare ai pazienti inutili effetti collaterali e ridurre
allo stesso tempo i costi". Non mancano, poi, i dati sulla diffusione dei tumori nel
mondo: nel 2013, si prevede che il cancro farà 7,6 milioni di vittime e questo numero
è destinato ad aumentare fino a 12 milioni l'anno dal 2030. Infine, un forte appello
a non tagliare i fondi alla ricerca: la battaglia contro il cancro non può permettersi
di rallentare per mancanza di risorse.
E uno dei tumori più diffusi al mondo
è sicuramente quello al colon retto. Le cure che lo riguardano sono particolarmente
innovative e sono state presentate al Congresso mondiale di Oncologia a Chicago. Il
nostro inviato negli Stati Uniti, Salvatore Sabatino, ha intervistato Fortunato
Ciardiello, docente di Oncologia medica presso la seconda Università di Napoli:
R. – La guarigione
avviene soprattutto nei pazienti che hanno una malattia iniziale, cioè ancora limitata
al grosso intestino – al colon e al retto – in cui è possibile un intervento chirurgico
radicale, quindi viene asportata completamente la massa tumorale e i linfonodi interessati.
Poi, un gruppo di pazienti in cui i linfonodi sono coinvolti dalla malattia, quindi
sono metastatici, ma in cui il trattamento precauzionale con la chemioterapia per
circa sei mesi aumenta le probabilità di guarigione.
D. – Ecco, anche in questo
caso – ovviamente – la diagnosi precoce è importantissima, cioè prima si riesce a
diagnosticare e meglio è …
R. – Certo: infatti, più piccola è la malattia iniziale,
maggiori sono le chance di un intervento radicale. Ma cosa dobbiamo raccomandare alla
popolazione in generale? Che all’età di 50 anni andrebbe eseguita per la prima volta
una colonscopia di screening in tutti gli individui.
D. – Ovviamente, ci sono
delle novità importantissime per quanto riguarda le cure, ma soprattutto per i tumori
in fase metastatici, e questi risultati li state presentando proprio qui, a Chicago.
Quali sono queste novità?
R. – Certamente, negli ultimi 10-15 anni c’è stato
uno sviluppo enorme dei trattamenti medici per il miglioramento della prognosi del
tumore al colon-retto metastatico. Tra le novità più importanti che verranno presentate
in questi giorni a Chicago, vi sono dati importanti sull’utilizzo di farmaci cosiddetti
a "bersaglio molecolare", cioè rivolti a specifiche alterazioni molecolari, tipiche
delle cellule tumorali. In particolare, uno di questi farmaci è rivolto contro il
cosiddetto "recettore contro il fattore di crescita epidermico", che blocca l’attivazione
del recettore e in questo modo uccide la cellula tumorale.
D. – Possiamo parlare
di una vera rivoluzione? Siamo stati abituati, fino a questo momento, a parlare di
chemioterapia un po’ uguale per tutti; adesso invece ci stiamo avvicinando sempre
di più ad una terapia personalizzata, cioè che viene adattata al profilo genetico
del paziente …
R. – Certo, anche se voglio essere un po’ più cauto: parlare
di rivoluzione in oncologia è sempre un po’ rischioso. Certamente, quello che abbiamo
è un miglioramento lungo la lunga strada che porta alla personalizzazione del trattamento
basato sulle caratteristiche genetiche del tumore.
D. – Insomma, quando si
potrà arrivare ad una cura?
R. – Noi, una cura la facciamo da sempre: cura,
infatti, significa cercare di far vivere meglio ed a lungo il paziente. Questo tipo
di domanda, cioè quando si arriverà ad una cura in termini di guarigione, per quanto
riguarda la malattia metastatica, ha già una risposta iniziale. Nei pazienti con malattia
metastatica limitata al fegato, in cui è possibile ottenere una riduzione della massa
tumorale mediante un trattamento efficace, è possibile ottenere un intervento chirurgico
radicale che in circa il 30-50% dei pazienti si traduce in lunga sopravvivenza o guarigione.