Centrafrica: nuovi fondi di Acs in favore di quattro diocesi del Paese
La situazione continua a essere molto grave nella Repubblica Centrafricana, dove a
due mesi dal colpo di Stato del gruppo ribelle Seleka, si contano oltre 300 morti
tra i civili. La fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs)
ha appena stanziato un contributo di 160mila euro destinato alle quattro diocesi in
cui è diviso il Paese che conta il 66% di cristiani tra la popolazione. Questi fondi
vanno ad aggiungersi ai 40mila euro già inviati all’inizio dell’anno in favore della
diocesi di Kaga Bandoro. “Il clima ora è meno teso ma la popolazione continua ad avere
paura e soprattutto a non ricevere il salario”, racconta ad Acs il missionario carmelitano
padre Aurelio Gazzera, che da dieci anni vive a Bozoum, cittadina 350 km a nord della
capitale Bangui, dove dirige anche la Caritas diocesana di Bouar. Secondo il sacerdote,
finora i principali obiettivi dei ribelli sono stati non-islamici, in particolare
le missioni e le chiese cattoliche e ciò “contribuisce alla nascita di tensioni religiose
in un Paese in cui non ci sono mai state”. Un altro elemento destabilizzante è l’ingerenza
di Ciad e Sudan, da cui proviene la maggioranza dei ribelli: padre Gazzera ha più
volte tentato un contatto con il gruppo Seleka in seguito a furti, violenze e sequestri:
esperienze che racconta quotidianamente nel suo blog, Bozoum in diretta. “È bene che
circoli il maggior numero di informazioni possibili”, ha concluso il sacerdote che
assicura la vicinanza delle missioni della sua diocesi ai cristiani che hanno paura.
(R.B.)