Bhutan: elezioni parlamentari. Silenzio su libertà religiosa e pulizia etnica
Al via in Bhutan le elezioni per rinnovare il Parlamento. Le votazioni sono le seconde
nella storia del Paese, famoso nel mondo per il suo "Pil della felicità". Gli elettori
sono circa 390 mila su una popolazione di 750mila abitanti, residenti soprattutto
in villaggi montani a oltre 4mila metri di quota. Il dato supera quello della passata
edizione, dove migliaia di persone non avevano potuto votare perché impossibilitati
a raggiungere i seggi. Per la prima volta i politici hanno fatto una vera e propria
campagna elettorale villaggio per villaggio, affrontando temi come economia, educazione,
infrastrutture. Il Paese, grazie alle aperture al turismo e allo sfruttamento minerario
promosse da re Jigme Khesar Namgyel Wangchuck - riferisce l'agenzia AsiaNews - sta
avendo un piccolo boom economico. Tuttavia, nessuno dei candidati ha accennato al
grande problema degli oltre 850mila profughi di etnia nepalese espulsi dal Paese negli
anni '90 e a tutt'oggi costretti a vivere "prigionieri" nei campi al confine con il
Nepal. Altro tema "tabù" per queste elezioni sono le leggi anti-conversione, varate
nel 2010, che impediscono alla popolazione, al 90% buddista, di cambiare religione.
Quest'anno almeno 50mila cittadini hanno inviato il loro voto per posta agli uffici
della capitale Thimphu. In questa occasione concorrono quattro partiti, nell'edizione
del 2008 erano solo due . Essi sono: il Druk Nymrub Tshogpa il Druck Chirwang Tshogpa,
entrambi guidati da donne, il Druk Phuensum Tshogpa attuale partito di governo, e
il Partito democratico popolare, che per anni è stato l'unico movimento di opposizione.
I partiti e le formazioni che prenderanno più voti si affronteranno nelle votazioni
definitive del 13 luglio in cui verranno assegnati i 47 seggi del Parlamento. Dal
2006 il governo del Bhutan ha iniziato a promuovere una democrazia formale, dopo secoli
di monarchia assoluta che proibiva la pratica di religioni diverse dal buddismo. Varata
nel 2008, la nuova Costituzione prevede - almeno in via ufficiale - libertà religiosa
per tutti i bhutanesi, previa segnalazione alle autorità competenti. Negli anni sono
sorti così alcuni templi indù. Tuttavia, ancora oggi i cristiani non possono costruire
chiese e celebrare la messa in pubblico. (R.P.)