Al via il tour americano di Xi Jinping: il 7 giugno l'incontro con Obama
E' iniziata ieri la missione americana del presidente cinese Xi Jinping, la prima
dal suo mandato. Prima tappa i Caraibi, poi il Centroamerica, soprattutto Costa Rica
e Messico. E infine, il 7 e 8 giugno, l’atteso vertice in California con il capo della
Casa Bianca, Barack Obama. Un banco di prova per rinsaldare le relazioni bilaterali
e per affrontare tante questioni: dai diritti umani agli attacchi informatici, fino
agli interessi economici di Pechino soprattutto nei Paesi dell’America Latina. Quale
dunque la portata di questo tour? Per un commento, Cecilia Seppia ha sentito
Valeria Zanier, docente di economia cinese alla Ca’ Foscari di Venezia:
R. - Secondo
me, c’è una portata duplice in questo viaggio: da una parte un discorso politico,
per le tante crisi comuni che i due Paesi si trovano ad affrontare, dall’altra parte
una questione economica, che chiaramente adesso salta agli occhi di tutti. La Cina
ha recentemente sorpassato gli Stati Uniti come prima potenza esportatrice e gli investimenti
cinesi nel mondo sono ormai dappertutto.
D. - Grande rilevanza le tappe latinoamericane
di Trinidad e Tobago, Costa Rica, Messico. Uno spazio, diciamo così, di solito riservato
proprio agli Stati Uniti e qui gli interessi economici della Cina sono fortissimi:
solo nel 2012 il volume di scambi con questa area ammonta a circa 261 miliardi di
dollari. Quindi non è un caso che l’uomo forte di Pechino inizi da quest'area…
R.
- Certo che no! Non è un caso che inizi, appunto, dall’America Latina. Va ricordato
che in America Latina la Cina sta investendo nelle infrastrutture, nelle risorse naturali,
ma sta anche consolidando il proprio potere con una serie di accordi con le nazioni
di quest’area. Anche in questo caso si tratta di un confronto del modello economico
cinese - con una forte presenza dello Stato - con i modelli economici di queste nazioni
in ascesa, che hanno avuto finora come riferimento il modello del capitalismo americano,
con una grandissima libertà per le aziende private. Diciamo che, in questo caso, il
modello cinese, da una parte, offrirebbe una sicurezza per queste nazioni per trovare
dei punti fermi e - dall’altra - potrebbe però anche rappresentare un modello verso
cui aspirare.
D. - Incontro cruciale quello con Obama, il 7 e 8 giugno, in
California: tante le questioni politiche al centro di questo vertice informale, ma
ci sono anche i diritti umani; gli attacchi informatici, per cui spesso Washington
ha accusato Pechino; e poi le crisi regionali, la Corea, la Siria, all’Iran…
R.
- A mio parere potrebbe essere che in questo vertice le questioni internazionali abbiamo
più peso, perché appunto la questione della Corea del Nord è effettivamente piuttosto
allarmante per tutta la Comunità internazionale. Basti pensare chela Cina
è sempre più presente come potenza a livello geopolitico - ha firmato recentemente
il Trattato di libero scambio con Giappone e Corea del Sud - quindi sta consolidando
la sua posizione proprio in Asia Orientale. Per cui io credo che le questioni internazionali
avranno sicuramente più peso in questo caso, anche perché dobbiamo ricordare che le
questioni relative ai diritti umani, che rimangono sempre un punto assolutamente vulnerabile
e assolutamente critico del modello cinese, in genere sono state però trattate dagli
Stati Uniti più con l’amministrazione Clinton, o comunque in periodi in cui gli Stati
Uniti potevano avere una posizione più forte rispetto alla Cina, di quanto magari
non l’abbiano adesso.