2013-05-31 15:10:36

Al via il tour americano di Xi Jinping: il 7 giugno l'incontro con Obama


E' iniziata ieri la missione americana del presidente cinese Xi Jinping, la prima dal suo mandato. Prima tappa i Caraibi, poi il Centroamerica, soprattutto Costa Rica e Messico. E infine, il 7 e 8 giugno, l’atteso vertice in California con il capo della Casa Bianca, Barack Obama. Un banco di prova per rinsaldare le relazioni bilaterali e per affrontare tante questioni: dai diritti umani agli attacchi informatici, fino agli interessi economici di Pechino soprattutto nei Paesi dell’America Latina. Quale dunque la portata di questo tour? Per un commento, Cecilia Seppia ha sentito Valeria Zanier, docente di economia cinese alla Ca’ Foscari di Venezia:RealAudioMP3

R. - Secondo me, c’è una portata duplice in questo viaggio: da una parte un discorso politico, per le tante crisi comuni che i due Paesi si trovano ad affrontare, dall’altra parte una questione economica, che chiaramente adesso salta agli occhi di tutti. La Cina ha recentemente sorpassato gli Stati Uniti come prima potenza esportatrice e gli investimenti cinesi nel mondo sono ormai dappertutto.

D. - Grande rilevanza le tappe latinoamericane di Trinidad e Tobago, Costa Rica, Messico. Uno spazio, diciamo così, di solito riservato proprio agli Stati Uniti e qui gli interessi economici della Cina sono fortissimi: solo nel 2012 il volume di scambi con questa area ammonta a circa 261 miliardi di dollari. Quindi non è un caso che l’uomo forte di Pechino inizi da quest'area…

R. - Certo che no! Non è un caso che inizi, appunto, dall’America Latina. Va ricordato che in America Latina la Cina sta investendo nelle infrastrutture, nelle risorse naturali, ma sta anche consolidando il proprio potere con una serie di accordi con le nazioni di quest’area. Anche in questo caso si tratta di un confronto del modello economico cinese - con una forte presenza dello Stato - con i modelli economici di queste nazioni in ascesa, che hanno avuto finora come riferimento il modello del capitalismo americano, con una grandissima libertà per le aziende private. Diciamo che, in questo caso, il modello cinese, da una parte, offrirebbe una sicurezza per queste nazioni per trovare dei punti fermi e - dall’altra - potrebbe però anche rappresentare un modello verso cui aspirare.

D. - Incontro cruciale quello con Obama, il 7 e 8 giugno, in California: tante le questioni politiche al centro di questo vertice informale, ma ci sono anche i diritti umani; gli attacchi informatici, per cui spesso Washington ha accusato Pechino; e poi le crisi regionali, la Corea, la Siria, all’Iran…

R. - A mio parere potrebbe essere che in questo vertice le questioni internazionali abbiamo più peso, perché appunto la questione della Corea del Nord è effettivamente piuttosto allarmante per tutta la Comunità internazionale. Basti pensare che la Cina è sempre più presente come potenza a livello geopolitico - ha firmato recentemente il Trattato di libero scambio con Giappone e Corea del Sud - quindi sta consolidando la sua posizione proprio in Asia Orientale. Per cui io credo che le questioni internazionali avranno sicuramente più peso in questo caso, anche perché dobbiamo ricordare che le questioni relative ai diritti umani, che rimangono sempre un punto assolutamente vulnerabile e assolutamente critico del modello cinese, in genere sono state però trattate dagli Stati Uniti più con l’amministrazione Clinton, o comunque in periodi in cui gli Stati Uniti potevano avere una posizione più forte rispetto alla Cina, di quanto magari non l’abbiano adesso.







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