La Commissione Ue: chiudere la procedura per deficit eccessivo verso l'Italia
La Commissione europea chiede di chiudere la procedura per deficit pubblico eccessivo
a carico dell’Italia. La raccomandazione dovrà essere formalmente approvata dal Consiglio
europeo e dall’Ecofin, il consiglio dei ministri dell’Economia dei 27. Il merito è
di tutti gli italiani, dice con soddisfazione il premier Enrico Letta. Il servizio
di Debora Donnini:
"Raccogliamo
il frutto del lavoro dei precedenti governi”, in particolare di quello di Monti: così
Letta saluta la decisione della Commissione europea che ha raccomandato la chiusura
della procedura per deficit eccessivo per Italia, Lettonia, Lituania, Romania e Ungheria.
Soddisfazione in Italia: il risultato dovrebbe tramutarsi in risorse per 12 miliardi
di euro. Siamo molto vicini al pareggio strutturale per il 2014, assicura il ministro
dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. La procedura a carico di Roma era stata aperta
nel 2009, dopo che i conti pubblici avevano sforato il tetto del 3% del rapporto deficit/pil
fissato dai parametri di Maastricht. L’Italia resta comunque sorvegliata speciale
anche se il deficit quest’anno e il prossimo resteranno sotto la soglia del 3%. L’esecutivo
Ue raccomanda quindi di proseguire sulla strada delle riforme strutturali e il presidente
Barroso sottolinea che l’Italia ha ancora problemi di alti livelli di debito e di
competitività simili alla Francia. Per quanto riguarda Spagna, Francia, Olanda, Polonia,
Portogallo e Slovenia, la Commissione Ue gli ha concesso due anni in più per rientro
dal deficit eccessivo, cioè superiore al 3% del Pil. Lanciato un avviso al Belgio
che non ha ancora ''preso misure effettive'' e raccomandata l'apertura di una procedura
di infrazione per deficit eccessivo nei confronti di Malta. Decisa la reazione della
Francia: ''La Commissione Ue non deve dettarci ciò che dobbiamo fare'', dice il presidente
Francois Hollande, commentando l'invito di Bruxelles ad avviare da quest'anno la riforma
delle pensioni.
L'Italia resterà in recessione per tutto il 2013: è quanto
afferma l’Ocse. Il Pil comincerà a crescere nel 2014, ma solo dello 0,4%. La disoccupazione,
però, continuerà a salire anche l’anno prossimo fino ad arrivare al 12,5%. Sulla decisione
della Commissione europea di chiudere la procedura per deficit eccessivo verso l'italia,
Emanuela Campanile ha sentito l’economista, Stefano Zamagni:
R. – Questo
esito va salutato come una notizia buona perché per noi italiani significa tre cose.
Primo, un aumento di reputazione a livello europeo; sappiamo tutti come l’Italia veniva
considerata fino a tempi recenti. Secondo, l’uscita dalla procedura di infrazione
significa che l’Italia potrà sbloccare, utilizzare, diversi miliardi per opere di
tipo infrastrutturale, soprattutto investimenti, finalità, per l’occupazione. Ma questo
risultato non sarà immediato, bisognerà attendere sei mesi. Terzo risultato importante:
è vero che si parla di aumento dell’Iva ma questo è un fatto contingente perché il
vantaggio di cui ho parlato adesso si materializzerà soltanto fra sei mesi e nel frattempo,
poiché è stata sospesa l’Imu sulla prima casa, è evidente che per mantenere inalterati
i saldi bisognava compensare in questa forma. Comunque, la cosa importante è che questa
promozione potrebbe segnare un’inversione di tendenza. Da questo punto di vista, per
dire le cose come stanno, Francia e Spagna, per non parlare di Portogallo e Grecia,
sono messe molto peggio di noi. Noi, infatti, ormai siamo in vista di un superamento
definitivo dei nostri problemi, perché ridurre il deficit sotto il 3%, come imposto
dal trattato di Maastricht, vuol dire che l’Italia, senza chiedere aiuti straordinari,
all’Europa è riuscita con le sue sole forze a calmare la pressione che arrivava dai
mercati speculativi. In conclusione, si tratta di una boccata d’ossigeno importante
che come tale va accolta con favore. Al tempo stesso però non possiamo cullarci sugli
allori e deresponsabilizzarci. Io mi auguro che il governo voglia prendere questa
occasione per rilanciare, soprattutto sul piano dell’occupazione.
D. – La Commissione
europea però pubblicherà anche le raccomandazioni specifiche per il nostro Paese,
basate su valutazioni molto dettagliate della situazione economica, del bilancio… R.
– Le raccomandazioni che ci vengono dall’Unione Europea a noi vanno bene, perché sono
raccomandazioni che ci dicono che dobbiamo tagliare i costi della burocrazia, le posizioni
della rendita, tutte cose di per sé valide. Le raccomandazioni non riguardano le modalità
di attuazione delle riforme strutturali, questa sarebbe una violazione del principio
di sovranità nazionale. Quindi, abbiamo margine di manovra. L’Unione Europea dice:
smettete di aumentare i costi della politica, soprattutto della burocrazia, della
finanza speculativa e così via. Sono raccomandazioni che non possono che essere accolte
con favore anche dai nostri governanti. Ovviamente ci sono margini di negoziazione,
questo è evidente.