2013-05-27 12:27:28

Papua Nuova Guinea: i vescovi contro la pena di morte


I vescovi della Papua Nuova Guinea e Isole Salomone ribadiscono il “no” alla pena di morte, mentre nel Paese entra nel vivo il dibattito per la nuova legge sulla sicurezza nazionale. La pena di morte è già prevista nel Codice penale della Papua Nuova Guinea, ma solo limitato al caso di “omicidio volontario”. Non è mai stata effettivamente messa in atto, anche se vi sono alcuni condannati nel braccio della morte. Il governo sta prendendo in considerazione di estendere la pena di morte per altri gravi reati come lo stupro, l'omicidio, omicidi per stregoneria, appropriazione indebita di fondi pubblici. Come riferisce a Fides una nota di padre Victor Roche, segretario generale della Conferenza Episcopale, la Chiesa locale offre al dibattito pubblico tre ragioni per rifiutare la pena capitale. La prima è che è contro la Bibbia e contro i principi cristiani, contro il comandamento “Non uccidere”. Poiché Dio è l'autore della vita “né la magistratura né il governo hanno il potere di togliere la vita a qualcuno”. La seconda ragione è che “la pena di morte non ha fatto diminuire il tasso di criminalità nei Paesi in cui viene utilizzata e la Papua Nuova Guinea non farà eccezione”. “Migliorare il sistema di giustizia e dare la certezza della pena sono deterrenti anche migliori per il crimine”, notano i vescovi. In terzo luogo, la Chiesa chiede: “Chi giustizierà i criminali condannati a morte in Papua Nuova Guinea? Saranno connazionali o alcuni stranieri pagati? Se saranno nostri concittadini, potrebbero aver luogo uccisioni per vendetta contro la famiglia dei carnefici”, dunque questo provvedimento potrebbe “far scoppiare lotte tribali”, a danno dell’armonia nella società.







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