Medio Oriente: gli Usa annunciano aiuti all'economia palestinese
Un’iniziativa che rilancia il ruolo degli Stati Uniti come primo mediatore nella crisi
israelo-palestinese. Si tratta del piano da 4 miliardi di dollari, annunciato dal
segretario di Stato Usa, John Kerry, domenica al Forum economico mondiale tenutosi
in Giordania, per rilanciare l’economia palestinese, soprattutto nel settore turistico.
Per un commento su questa iniziativa, Giancarlo La Vella ha sentito Giorgio
Bernardelli, esperto di Medio Oriente:
R. – L’annuncio
di questo piano, che è coordinato con il Quartetto di mediatori per il Medio Oriente,
è un segnale che l’amministrazione Obama vuole lanciare soprattutto alla società palestinese,
per dire che l’intenzione è quella di fare sul serio in questo processo di pace. E’
un modo per far ripartire soprattutto la fiducia.
D. – Per la buona riuscita
di questo piano, e quindi la destinazione effettiva proprio nel campo turistico, ci
vorrà in qualche modo anche la collaborazione israeliana?
R. – Questo sicuramente
sì. Sono tutti investimenti che hanno un senso nel momento in cui il contesto è quello
di un rapporto di pace, che renda facile anche il transito delle persone, soprattutto
attraverso i varchi. Però stiamo parlando soprattutto di infrastrutture, per cui è
comunque un investimento che vale anche di per sé, perché crea lavoro, crea una situazione
in cui ci possono essere buone prospettive di crescita, anche all’interno della società
palestinese. Per cui è soprattutto un’iniezione di speranza di fronte ad una situazione
che, però – non dimentichiamolo – rimane piena di incognite, perché è un processo
di pace che riparte da posizioni che sono, tra loro, molto distanti. Io credo che
sia soprattutto un segnale per vincere lo scetticismo in casa palestinese. Questo
è un modo per dire che, comunque, l’amministrazione Obama ha intenzione di riprendere
sul serio il ruolo di mediatore in questa questione.
D. – Un ruolo nuovo,
quindi, per gli Stati Uniti in Medio Oriente. Ci potrebbe essere, però, l’effetto
negativo di quanto sta avvenendo fuori da Israele e dai Territori? Mi riferisco innanzitutto
alla situazione siriana.
R. – E’ una situazione in grande fermento, però paradossalmente
potrebbe invece anche essere qualcosa che spinge in direzione almeno di una stabilizzazione
del contesto mediorientale, nel senso che anche tutti i giochi delle alleanze vanno
riformulandosi nel nuovo scenario che si sta aprendo in Medio Oriente, anche intorno
a questo drammatico conflitto che si combatte in Siria. Nello scontro, insomma, tra
sunniti e sciiti, ad esempio, l’asse tra l’Arabia Saudita e l’Egitto si va rafforzando:
l’isolamento dell’Iran gioca a favore anche di una trattativa in Medio Oriente e Kerry
sta cercando di sfruttare questa situazione nuova, tenendo presente, però, che la
distanza tra questo tipo di approccio e quello del governo israeliano di Netanyahu
rimane enorme. Per cui è un processo di pace che forse ripartirà, però ripartirà comunque
tutto in salita.