Conclusa a Roma l'Assemblea generale dei Superiori generali
Si è conclusa a Roma l'Assemblea generale dei Superiori generali (22-24 maggio) dedicata
al servizio dell'autorità nel cammino della vita religiosa nella situazione-"terremoto"
d'oggi. Erano 120 i Superiori generali riuniti al Salesianum per l'81.ma Assemblea
generale dedicata a “L’esercizio della leadership nella vita consacrata a 50 anni
dal Vaticano II”. Il confronto di esperienze e di riflessioni è stato particolarmente
vivace, ricco e partecipato. "Il tempo attuale - spiega don Flavio Peloso, superiore
degli Orionini e membro del consiglio direttivo dell'Unione Superiori Generali - è
a più ragioni presentato come in una situazione di terremoto”. Come ha detto nel suo
intervento padre Bartolomeo Sorge, ‘la crisi in atto nella società è una crisi strutturale
e non semplicemente congiunturale’ e questa coinvolge non solo il mondo, la società,
ma anche la Chiesa e anche gli Istituti di vita consacrata. Ebbene, il servizio della
leadership in una situazione-“terremoto” è particolarmente necessario, soprattutto
per attivare reazioni-scelte di discernimento, corresponsabilità e fedeltà". All’assemblea
dei Superiori generali sono intervenuti anche le massime autorità del dicastero vaticano
che presiede agli ordini religiosi della Chiesa, il prefetto della Congregazione per
la vita consacrata, cardinale Joao Braz de Aviz, e il segretario, mons. José Rodriguez
Carballo. "Il tema della leadership - aggiunge don Peloso - nella vita consacrata
è un tema caldo, che richiama subito le problematiche attuali della vita consacrata
e i processi in atto di cambiamento di mentalità”."È stato condiviso - prosegue don
Peloso - che nelle Congregazioni oggi è particolarmente in crisi l’autorità/leadership
nelle comunità locali, con gravi conseguenze per l’unità, la fedeltà e il progresso
della vita dei confratelli e delle comunità. Va rilanciato e ben modellato il servizio
dell’autorità, ma va rilanciato contemporaneamente il valore e l'esercizio dell’obbedienza,
attiva e responsabile, nella quale però ci sono passaggi necessari che restano oltre
il compreso e il comprensibile, e richiedono un'obbedienza ‘per fede’, che in passato
veniva definita ‘cieca’". "Nella relazione di autorità - spiega ancora don Peloso
- ci è chiesto un cambio di mentalità: dall'autoreferenzialità alla reciprocità, al
cammino insieme. La crisi dell’autorità è effetto/causa (più effetto che causa) della
crisi della socialità e delle relazioni. Sono le nostre relazioni comunitarie che
innanzitutto vanno umanizzate ed evangelizzate; dovrebbero diventare luogo e palestra
di esercizio del riconoscimento dell'altro, di dialogo vero, di corresponsabilità,
del primato della misericordia, del senso di appartenenza, della valorizzazione di
ciascuno; dell'apertura al dono, del riconoscimento della chiamata e del progetto
di Dio nella storia quotidiana”. "Noi religiosi - conclude don Peloso - siamo in cammino
con tutto il contesto socio-ecclesiale nel quale la crisi della leadership riguarda
tutte le diverse realtà ecclesiali, la famiglia, la politica, i diversi ambiti sociali.
In questo camminare con tutti, in un’epoca che richiede grande discernimento e anche
grande decisione di cambiamento, siamo chiamati a far emergere la speranza, il senso
del bene possibile, certi dell’azione della Divina Provvidenza nella storia”.