Colombia: storico accordo per la riforma agraria tra Farc e governo
Un Fondo per la terra, programmi speciali di sviluppo nei territori più sfavoriti,
una politica ‘ad hoc’ per promuovere la Colombia rurale e sconfiggere la povertà,
sicurezza alimentare: sono i quattro “pilastri” – così li ha chiamati il presidente
Juan Manuel Santos – dell’accordo raggiunto nel fine settimana a Cuba tra il governo
e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Sull’intesa sono stati diffusi
solo pochi particolari. Per Santos - riferisce l'agenzia Misna - il governo “ha la
convinzione che se si vogliono invertire gli effetti del conflitto e impedire che
si ripeta, occorre cambiare radicalmente le condizioni nei campi con una Riforma rurale
integrale”. Il Presidente – che punta a breve al raggiungimento di un accordo globale
di pace che metta fine a mezzo secolo di guerra – ha insistito sulla necessità di
“un grande salto qualitativo nell’accesso e l’utilizzo della terra”. Non si tratta
quindi solo di distribuire terra in modo più equo, “ma di dare ai ‘campesinos’ gli
elementi necessari affiché sia produttiva”. Fonti giornalistiche riferiscono di un
accordo “storico”, arrivato dopo sei mesi di consultazioni. Benedetta Capelli ne
ha parlato con Andrea Amato, esperto dell’area:
R. – Questo
nuovo accordo sulla riforma agraria crea il primo punto dell’accordo di pace tra Farc
e governo colombiano. E’ molto importante e ha una valenza storica notevole. Dopo
anni di sfruttamento e dopo 50 anni di guerriglia, dove la riforma agraria è sempre
stata la bandiera sventolata dalle Farc, c’é finalmente un punto di incontro, dopo
sei mesi di trattative, all’Avana. Questo accordo prevede l’accesso per i campesinos
alle terre incolte, grazie alla creazione di un fondo, alla frontiera agricola, alla
protezione di zone di riserva, alla creazione di infrastrutture per lo sviluppo sia
economico che sociale del campo colombiano, come viene detto. E’ un punto di partenza
per un processo di pace lungo e faticoso. C’è però un secondo livello di lettura,
ovvero che il governo di Santos sta cercando partner internazionali per, sostanzialmente,
vendere le loro riserve minerarie – acqua, miniere e così via - ma questi partner
internazionali, tra cui ci sono alcuni italiani, hanno bisogno di garanzie per i loro
investimenti, ovvero una stabilità politica e una pace, rispetto a 50 anni di guerriglia
passati. Ci sono, a conferma di queste ipotesi, il riarmo dei paramilitari di destra,
delle Auc, che sembravano smantellate e invece si stanno riarmando. Ricordiamo anche
che nel 2014 torneranno in libertà i capi leader delle Autodefensas Unidas de Colombia,
ovvero i paramilitari di destra, dopo otto anni di prigione e di estradizione negli
Stati Uniti.
D. – L’accordo ha comunque alla base la volontà di porre rimedio
alle conseguenze del conflitto e quindi anche di risarcire i contadini, vittime di
espropriazioni e allontanamenti forzati dalle loro terre. Ad oggi com’è la situazione
dei campesinos?
R. – Ad oggi, anche se non se ne parla, continuano in
maniera silente questi espropri. Non ci sono più i massacri indistinti di una volta,
ma, attraverso la minaccia, si obbliga questi campesinos a lasciare le terre
interessate appunto nel piano di investimenti internazionali. Quindi, comunque, la
situazione, anche se la stampa locale, filogovernativa cerca di dare l'immagine di
una Colombia assolutamente stabile e sicura, in realtà dice che le cose stanno peggiorando
di giorno in giorno.
D. – La riforma agraria è stata proprio all’origine della
lotta delle Farc. Questa intesa può cambiare anche un po’ la natura dello stesso movimento
di guerriglia?
R. – Assolutamente sì. Le Farc hanno perso negli ultimi anni
moltissimi guerriglieri, moltissimi adepti, ma soprattutto hanno perso il loro "brodo
culturale". Negli ultimi 20 anni si erano dedicati quasi esclusivamente al narcotraffico,
per autofinanziarsi, e questo li aveva completamente scollegati dalla loro ideologia
di base. Quindi, questa ricerca di una pace, portando avanti le vecchie istanze, partendo
proprio dalla riforma agraria, anche per loro è un motivo per riuscire a ritrovare
il sostegno dei campesinos, e comunque sia degli strati più deboli da cui loro
sono nati negli anni ’60.
R. – Nell’agenda dei colloqui ci sono anche altri
punti importanti, come le garanzie per la partecipazione politica dei guerriglieri
delle Farc. Da questo punto di vista quali prospettive possiamo ipotizzare?
R.
– E’ una partita completamente aperta, che si inizierà a giocare appunto dall’11 giugno.
Risolta la riforma agraria, si passerà agli altri punti dell’agenda di questo accordo.
Difficile ipotizzare. E’ vero che se il governo di Santos ha necessità in questo momento
di non creare frizione, di portare a termine il più possibile questi accordi di pace,
è possibile che conceda anche questa sorta di amnistie, quindi di riconoscimento politico
dei guerriglieri.