2013-05-26 15:18:27

In mostra 30 opere di Astiaso Garcia: raffigurare nei volti una bellezza che rimandi a Dio


Il volto dell’Arcangelo Gabriele, quello di Giuditta ma anche paesaggi come “Cielo e Mare”: sono 30 i dipinti del pittore Francesco Astiaso Garcia, esposti nella mostra allestita a Roma fino al 31 maggio prossimo, presso la grande Sala delle Esposizioni dell’Accademia di Romania. “La bellezza è la porta che ci permette di entrare nella contemplazione di Dio”, afferma il giovane artista che, al microfono di Debora Donnini, spiega il motivo per cui ha scelto per quest’esposizione il titolo “Fiamma di Fuoco Viva”:RealAudioMP3

R. – Il titolo della mostra è una parafrasi del poema di San Giovanni della Croce, "Llama de Amor viva" (Fiamma d’Amor viva). L’esposizione parla di questa fiamma riferita all’arte, che ci riporta al senso profondo delle cose, ci riconduce in qualche modo a Dio.

D. – Nella sua pittura attuale ci sono molti volti che vengono descritti con grande precisione, ma uniti ad alcuni elementi di pittura più moderna. Sono come dei volti sfumati da una patina di pittura, i cui lineamenti non si colgono perfettamente: qual tipo di arte lei usa di più?

R. – Vengo da una tradizione pittorica molto accademica. Ho sempre rappresentato la realtà e il ritratto è stato per me la principale fonte di attenzione. E’ vero però che per essere un pittore contemporaneo bisogna essere un pittore della propria epoca. Ma oggi c’è anche il rischio di sbandare in questo senso di libertà ostentata, anche eccessiva: il rischio di slegarsi anche da quello che è la tradizione, la bellezza di una pittura classica che io non ho mai rinnegato, ma che in qualche modo cerco di portare a una sintesi, fondendola con le sperimentazioni astratte, informali. Cerco un po’ questo connubio tra contemporaneità intesa come freschezza, sperimentazione, e la forma classica tradizionale.

D. – Uno dei suoi quadri si chiama “Annunciata” e rappresenta il volto della Vergine. In che modo la fede traspare nella sua arte?

R. – Già il tema dell’“Annunciata” si lega alla fede, perché ritrae la Vergine Maria nel momento in cui l’Arcangelo Gabriele le annuncia il Mistero della salvezza, che la vede anche protagonista. Al di là di questo discorso tematico, la fede nell’arte si vede perché fa presente Dio attraverso la bellezza, che è la prima manifestazione dell’amore di Dio. La prima manifestazione dell’amore di Dio nella bellezza è nel Creato, come impronta dell’amore di Dio per l’uomo. Diciamo che dai paesaggi astratti a qualsiasi volto, a qualsiasi pittura che io mi accingo a fare, c’è sempre questa consapevolezza che tutto quello che dipingo si lega a Dio.

D. – Molte delle sue opere ritraggono dei volti che per lo più sono molto belli esteticamente, secondo i canoni classici. Ma la concezione che lei ha di questa bellezza non è una concezione solo estetica, cioè fine a se stessa, ma una bellezza che appunto parla di Dio, quindi dell’amore, della relazione…

R. – La bellezza sempre e comunque parla di Dio. Se noi leggiamo un bel libro o vediamo un bel film, ci interessa sapere chi l’ha scritto o chi sia il regista. La bellezza infatti è qualcosa di meraviglioso, che però va anche relativizzato, perché passa. Va quindi vista in un senso più alto, che ci porta a vedere belle anche la vecchiaia e la malattia.

D. – Nei volti che lei ritrae, c’è anche un mondo interiore, spirituale, che lei vuol far trasparire?

R. – Una delle possibilità che dà la sperimentazione dei mezzi contemporanei – proprio la fusione tra questa pittura informale con la figurazione – è quella di portare lo spettatore verso una dimensione più profonda. Come dicevo prima, la bellezza passa, è fuggitiva, ma l’uomo è molto di più che una presenza estetica: è chiamato all’eternità. Ma come fare presente quest'eternità, la presenza dell’anima nell’uomo? Attraverso questo linguaggio estetico che fonde in un tutt’uno la nostra presenza corporea e quella celeste e che quindi, in qualche modo, lascia intravedere l’anima, l’essenza spirituale delle figure che io dipingo.







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