Centinaia di cattolici cinesi in Piazza San Pietro salutati dal Papa all'Angelus
Erano circa 500 i cinesi salutati da Papa Francesco all'Angelus in Piazza San Pietro,
provenienti da tutta Italia in occasione della Giornata di preghiera per la Chiesa
in Cina, celebrata il 24 maggio. Questa domenica si sono conclusi i tre giorni che
hanno scandito il loro pellegrinaggio nella capitale. Tra i momenti più significativi
la processione con la Madonna di Sheshan per i vicoli del centro cittadino e la Messa
nella parrocchia di Santa Maria ai Monti. “Un momento toccante”, spiega, al microfono
di Paolo Ondarza, il parroco don Francesco Pesce, tra i fondatori di
Therasia, una onlus a sostegno della carità in Cina:
R. – L’evento
si inserisce nella Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, che ogni anno si celebra
anche in Italia per volontà di Benedetto XVI, che l’ha istituita nel 2007, in occasione
della Festa di Santa Maria Ausiliatrice. Quindi, quest’anno i cattolici cinesi italiani
hanno deciso di fare tappa a Roma per “videre Petrum”. Abbiamo pensato, anche noi,
come parrocchia di Santa Maria Monti, dove insiste la rettoria che fa capo ai cattolici
cinesi, di organizzare una giornata di preghiera particolare: abbiamo pensato di celebrare
il Rosario nella rettoria di San Bernardino e poi una processione, a seguire, con
la statua della Madonna di Sheshan, che Therasia ha regalato l’anno scorso alla comunità
cinese di Roma, e poi la Santa Messa in due lingue, italiano e cinese, animata con
i canti dei cattolici cinesi. Pensiamo che sia anche un bel momento romano per valorizzare
questa Giornata.
D. – Durante la processione che avete organizzato, viene portata
in spalla la Madonna di Sheshan. Cosa rappresenta questa Vergine per il popolo cinese?
R.
– La grande devozione mariana di tutto il popolo cinese e rappresenta anche la fedeltà
alla Chiesa e al Successore di Pietro. Come lei sa, questa statua si trova sulla cupola
del Santuario di Sheshan, sulle colline di Shangai, e rappresenta veramente un punto
di riferimento per tutti i cattolici cinesi: un punto non solo di riferimento, ma
di comunione. Lì, vorrei dire, è sigillata la storia della fedeltà di questo popolo.
D. – Secondo la sua esperienza, in che modo i cattolici cinesi presenti in
Italia riescono a rimanere in comunione con i cattolici in Cina?
R. – Naturalmente,
la prima comunione, direi invincibile, è quella della preghiera: c’è una preghiera
costante anche per la Chiesa cattolica che si trova nella nazione cinese. L’unità
è data dalla preghiera, ma è anche data dal costante aggiornamento della situazione
che loro hanno anche tramite i parenti.
D. – Lei ha avuto modo di conoscere
personalmente alcuni membri della comunità cattolica cinese in Italia: c’è qualcosa
di particolare che l’ha colpita di queste persone?
R. – La profondità e la
semplicità della loro fede. Portano sulle loro spalle una grande storia di fedeltà,
a volte segnata anche da momenti non semplici. Però, questa fedeltà in qualche modo
li ha purificati e sono veramente un esempio anche per la mia conversione personale.
Devo dire che rimango sempre edificato quando sento le loro storie e quando vedo anche
il loro modo di pregare. Un grande esempio, che poi riscontro anche quando vado in
Cina ogni anno.
D. – Se sono un esempio per lei come sacerdote, lo possono
essere anche per l’Occidente in generale?
R. – Mi colpisce questa domanda.
Direi di sì. Hanno una liturgia molto curata, ma che non eccede in formalismi inutili.
Hanno una Liturgia centrata sulla Parola di Dio e un grande amore per l’Eucaristia.
Vivono l’essenzialità delle cose veramente importanti nella fede cattolica e sono
in questo veramente un esempio, secondo me. Sono veramente un popolo, come il Concilio
ha voluto sottolineare: sono veramente un popolo di Dio in preghiera insieme ai propri
pastori. Questo sì, lo posso confermare.