Angelus. Il Papa: i mafiosi si convertano a Dio, non possono rendere schiavi donne
e bambini
“I mafiosi e le mafiose si convertano a Dio”. Questa preghiera di Papa Francesco,
salutata da salve di applausi, ha caratterizzato l’Angelus di questa domenica in Piazza
San Pietro. Ricordando la Beatificazione di don Pino Puglisi, il Papa ha stigmatizzato
lo sfruttamento delle mafie ai danni di milioni di vittime, esclamando: “Non possono
fare di noi fratelli schiavi”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Sullo sfondo
non si staglia la Valle dei Templi di Agrigento ma le architetture vaticane, eppure
20 anni sembrano cancellati d’un colpo quando, con voce forse meno tonante ma non
meno addolorata, Papa Francesco riecheggia le storiche parole di Giovanni Paolo II
nel 1993. Ma prima di approdare all’analogo auspicio di conversione, la denuncia di
Papa Francesco si allarga a tutti quei contesti dove il crimine la fa da padrone con
soprusi e violenze:
“Io penso a tanti dolori di uomini e donne, anche di
bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che li sfruttano facendo fare loro un
lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali. Dietro
a questi sfruttamenti, dietro a queste schiavitù, ci sono mafie. Preghiamo il Signore
perché converta il cuore di queste persone. Non possono fare questo. Non possono fare
di noi, fratelli, schiavi! Dobbiamo pregare il Signore! Preghiamo perché questi mafiosi
e queste mafiose si convertano a Dio”.
A innescare questo crescendo spontaneo
è stato pochi istanti prima, appena dopo la preghiera dell’Angelus, il ricordo di
don Pino Puglisi, beatificato in quella Palermo nella quale il 15 settembre di 20
anni fa la mafia lo assassinò. Un uomo, afferma il Papa, la cui vita e la cui morte
sono ancora oggi un monito per chi pensava di strappare con lui anche ciò che aveva
seminato:
“Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente
alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla
malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà, però, è
lui che ha vinto, con Cristo Risorto”.
Gli applausi della folla, enorme
anche questa domenica, sono una scia sonora che prolunga l’eco delle parole del Pontefice
nel Colonnato della Piazza. Ma lo stile comunicativo del Papa ha nel frattempo regalato
altri efficaci spunti di riflessione, più eminentemente spirituali. Parlando della
Trinità, come due ore prima con i bambini di una parrocchia romana – e affermando
come questo mistero significhi qualcosa di concreto e non che Dio sia “qualcosa di
vago” – Papa Francesco ritrova una espressione che da qualche settimana ha fatto il
giro del mondo:
“Il nostro Dio non è un Dio 'spray', è concreto, non è un
astratto, ma ha un nome: ‘Dio è amore’. Non è un amore sentimentale, emotivo, ma l’amore
del Padre che è all’origine di ogni vita, l’amore del Figlio che muore sulla croce
e risorge, l’amore dello Spirito che rinnova l’uomo e il mondo. Pensare che Dio è
amore ci fa tanto bene, perché ci insegna ad amare, a donarci agli altri come Gesù
si è donato a noi, e cammina con noi”.
E per rafforzare il concetto di
un amore che non è mai volato alto sul destino dell’umanità, ma al contrario si è
strettamente intrecciato con le vicende della storia di ogni epoca, Papa Francesco
prosegue:
“La Santissima Trinità non è il prodotto di ragionamenti umani;
è il volto con cui Dio stesso si è rivelato, non dall’alto di una cattedra, ma camminando
con l’umanità (...) Dio ha camminato con il suo popolo nella storia del popolo d’Israele
e Gesù ha camminato sempre con noi e ci ha promesso lo Spirito Santo che è fuoco,
che ci insegna tutto quello che noi non sappiamo, che dentro di noi ci guida, ci dà
delle buone idee e delle buone ispirazioni.
La considerazione finale è
per Maria, colei – afferma Papa Francesco – che grazie a Cristo “è già nella gloria
della Trinità” e, allo stesso tempo, una Madre vicinissima ai suoi figli:
“E’
la Madre della speranza, nel nostro cammino, nella nostra strada, Lei è la Madre della
speranza. E’ la Madre anche che ci consola, la Madre della consolazione e la Madre
checi accompagna nel cammino. Adesso preghiamo la Madonna tutti insieme,
a nostra Madre che ci accompagna nel cammino”.
Al termine della recita
dell’Angelus, dopo aver affidato all’intercessione del Beato Puglisi – e di San Filippo
Neri, altro grande formatore dei giovani che la Chiesa celebra il 26 maggio – il lavoro
dell’“Associazione Nazionale San Paolo degli Oratori e dei Circoli Giovanili”, e ancora
aver salutato l’Associazione italiana sclerosi multipla, Papa Francesco ha riservato
attenzione particolare a uno tra i molti gruppi presenti in Piazza San Pietro:
“Saluto
il gruppo di cattolici cinesi qui presenti, che si sono riuniti a Roma per pregare
per la Chiesa in Cina, invocando l’intercessione di Maria Ausiliatrice”.