Siria. Opposizione, sì a Ginevra se Assad lascia. Il card. Raï: appello al dialogo
Il governo di Damasco ha accettato “in via di principio” di partecipare alla conferenza
di pace che Usa e Russia hanno deciso di convocare a Ginevra in giugno. L'opposizione,
riunita a Istanbul per superare le spaccature, è orientata a sua volta a essere presente,
ma a condizione che ci siano garanzie sul fatto che Assad accetti di fare un passo
indietro. Intanto il capo dell'Hezbollah libanese, Hassan Nasrallah, ha difeso l'intervento
delle sue milizie in Siria. ''Una guerra politica ed economica e' stata scatenata
contro la Siria e migliaia di combattenti sono stati inviati (da Usa e Israele) senza
che nessuno si lamentasse, mentre il nostro coinvolgimento è considerato un'interferenza'',
ha detto, aggiungendo che è pronto ad ogni sacrificio per Assad. Sulle ripercussioni
della crisi Siriana nel Paese dei Cedri ascoltiamo il commento del cardinale Béchara
Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, intervisto da Olivier Tosseri:
R. – La population libanaise est… La popolazione libanese è di 4 milioni;
un milione di questi sono persone ferite, persone affamate, persone che non hanno
niente, persone ferite nella dignità, nella loro vita. Se la situazione in Siria persiste,
è un grande fardello per il Libano, non soltanto sul piano economico ma anche su quello
demografico, politico, e della sicurezza. La situazione è molto critica perché tutto
il Medio Oriente è fondato sulla demografia ma la particolarità del Libano è che questa
uguaglianza tra musulmani e cristiani è basata sulla demografia. I siriani che vengono
sono per la maggioranza sunniti e questo crea un problema politico: i sunniti del
Libano, probabilmente, potrebbero dire: noi ci facciamo forti di questo gran numero
di sunniti. Quando ci sono popoli feriti nella loro dignità e quando sono fatti oggetto
di ingiustizia e non hanno il diritto di tornare a casa loro, si può andare incontro
al terrorismo, a reazioni e movimenti fondamentalisti. E purtroppo ci sono Paesi -
grandi Paesi! - che ne approfittano, che fomentano e favoriscono tutto ciò. Mi dispiace
di dire che la coscienza internazionale è praticamente morta, non c’è più il valore
della dignità umana.
D. – Lei ha lanciato diversi appelli in favore di una
presa di coscienza della comunità internazionale, di una responsabilità della comunità
internazionale per quello che concerne il conflitto siriano… Sappiamo che Hezbollah
libanese si è schierata dalla parte del regime di Assad e che ci sono stati scontri
e tensioni in alcune città di confine tra la Siria e il Libano. Lei teme un allargamento
del conflitto e un’implicazione maggiore del Libano?
R. – Nous ne cessons jamais
de… Non smettiamo mai di fare appelli alla comunità internazionale per la pace,
per una soluzione pacifica, per il dialogo tra i belligeranti, per le trattative da
avviare … Non smettiamo mai di farli. Quanto alla partecipazione di Hezbollah, noi
la condanniamo: è contro le direttive e la posizione del governo libanese. Siamo contro
qualsiasi intervento, sia di Hezbollah sia dei gruppi fondamentalisti sunniti che
pure, purtroppo, entrano in questa guerra con cui non hanno niente a che fare. Noi
che abbiamo condannato sempre qualsiasi intervento ed ingerenza negli affari del Libano,
condanniamo allo stesso modo ogni ingerenza nelle questioni siriane. Purtroppo tutta
questa guerra in Siria è un’ingerenza esterna: sono Paesi arabi e Paesi occidentali
che aiutano con soldi, armi e sostegno politico gli uni o gli altri belligeranti.
Bisogna rispettare la sovranità dei Paesi, rispettare quello che la popolazione vorrebbe
fare.
D. – Come fare per uscire dall’impasse del conflitto siriano senza alcun
intervento dall’esterno?
R. – Il faut absolument que les Pays… E’ assolutamente
necessario che i Paesi che mandano soldi e armi all’una o l’altra delle parti smettano
di farlo, ed è necessario che la comunità internazionale chiami seriamente al tavolo
delle trattative, altrimenti la comunità internazionale e l’Onu perderanno la loro
ragion d’essere.