P. Puglisi, il beato ucciso dalla mafia, pastore 'con l'odore delle pecore'
"La mafia non ha
nulla a che fare con la fede cristiana. Anzi, è considerata dalla Chiesa una foma
di atesimo pratico. Pur essendo battezzati i mafiosi impongono un dominio che opprime
la libertà dell'uomo. Per questo p. Pino Puglisi è stato dichiarato oggi beato come
martire, ucciso dalla mafia 'in odium fidei', dunque proprio per il suo ministero
assolutamente evangelico". Lo spiega mons. Carmelo Cuttitta, vescovo ausiliare
di Palermo, figlio spirituale del nuovo Beato, nel giorno dell'elevazione
agli onori degli altari del parroco di Brancaccio, ammazzato dai mafiosi nel 1993
perché annunciando il Vangelo ai giovani palermitani sottraeva manovalanza alla criminalità,
dimostrando che quella di 'Cosa nostra' è solo una cultura di morte. "Papa Francesco
- che abbiamo incontrato in Vaticano durante la nostra 'visita ad limina' - spiega
mons. Cuttitta - ci ha invitato a seguire il modello di p. Puglisi nell'evangelizzazione
e nella pastorale, per confrontarci con le sfide della mafia, dell'immigrazione e
della cattiva amministrazione". "P. Puglisi - prosegue il vescovo - era un pastore
che 'portava l'odore delle pecore' così come vuole Papa Francesco. Ha vissuto
in mezzo al gregge, si è fatto carico dei problemi delle persone. Ma, soprattutto,
è riuscito a trasmettere la fede traducendola nella cultura e nella situazione in
cui la gente viveva. Don Puglisi ci viene restituito, perciò, oggi, come un modello
da imitare, un modello di sacerdote semplice che lavora quotidianamente in mezzo al
popolo di Dio, e come un modello di evangelizzazione". (A cura di Fabio Colagrande)