L’Ua compie 50 anni. Le sfide: pacificare l'Africa e ridistribuire la ricchezza
Il 25 maggio di cinquant’anni fa, veniva fondata l’organizzazione dell’Unità Africana,
poi divenuta Unione Africana (Ua). Per la ricorrenza di questo anniversario, fatto
coincidere con la Giornata per l’Africa, i leader e capi di governo del continente
sono riuniti in questi giorni ad Adis Abeba per il 21.mo summit dell’organizzazione.
Il tema del vertice è rimasto lo stesso dell'ultimo meeting, ovvero "Il panafricanismo
e la rinascita dell'Africa". Ma quale ruolo ha saputo svolgere l’Unione Africana
in questo mezzo secolo? Marco Guerra lo ha chiesto Raffaello Zordan,
africanista della rivista Nigrizia:
R. – L’Unione
Africana, così come si è venuta a configurare in questi 50 anni, ha svolto un ruolo,
o ha tentato si volgere un ruolo diplomatico, in alcune crisi: penso a quella del
Darfur, in Sierra Leone, nella Repubblica Democratica del Congo. Però, non si è fatto
un investimento politico forte in questa organizzazione. Essendo nata sotto la spinta
della decolonizzazione e del panafricanismo, avrebbe dovuto diventare un’istituzione
di governo del continente. Questo non è ancora successo ed è un luogo dove ci si confronta
ma si agisce poco e spesso molto in ritardo. Basti vedere cosa è successo con la recente
crisi in Mali. L’Unione Africana non solo non esprime contenuti politici rilevanti,
ma non è nemmeno in grado di mandare forze sul terreno, e infatti è intervenuta la
Francia.
D. – Le stime economiche registrano nel 2012 una crescita del 5,1%
nel continente. Eppure, quasi la metà degli africani vive ancora sotto la soglia di
povertà. Che riflessi ci sono sul reale benessere delle popolazioni?
R. – Le
persone, soprattutto quelle che vivono in città, risentono in positivo delle ricadute,
della ricchezza che ancora è in mano di pochi, però si creano di più occasioni di
lavoro. E’ evidente che quando si trova un’Africa che abbia meno scie di sangue, molti
Stati divengano interessanti dal punto di vista degli investimenti… Ecco, questo sarebbe
il compito dell’Unione Africana. Un altro suo compito sarebbe quello di orientare
un modello di sviluppo e anche far pesare di più l’Africa nei rapporti di forza geopolitici
e quindi l’Unione Africana dovrebbe fare anche questo, ma non lo sta facendo. Credo
poi che un’Africa che fosse veramente unita sarebbe in grado di trasformare la crescita
della ricchezza in maggiore bene comune.
D. – L’Unione Africana come può favorire
questa ridistribuzione della ricchezza e del benessere?
R. – Semplicemente,
se diventa un luogo che costruisce possibilità. Sto parlando di spingere verso un
processo di integrazione economica. C’è già una comunità economica africana che però
va spinta ancor più. C’è un commercio interno, interafricano, che non è mai decollato
veramente. Lavorare entro questi temi dovrebbe essere l’obiettivo dell’Unione Africana
dei prossimi anni.