2013-05-25 08:08:12

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica


In questa domenica, Solennità della Santissima Trinità, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù manifesta ai discepoli il suo rapporto con il Padre e lo Spirito Santo. Molte cose ha ancora da dire, ma per il momento quanti lo seguono non sono capaci di portarne il peso. Sarà lo Spirito Santo a guidarli a tutta la verità:

«Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà».

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:RealAudioMP3

Si sono appena compiuti i 50 giorni della Pasqua. Abbiamo ancora negli occhi le lingue di fuoco della Pentecoste. Il Vangelo di oggi ci porta, con i discepoli, attorno alla mensa di Pasqua, nell’ultima cena, dove il Signore Gesù ci apre uno spiraglio sul mistero d’amore che unisce il Padre e il Figlio, nello Spirito Santo: il mistero della Trinità. “Le tre persone divine stanno in tale comunione fra loro che possono essere immaginate solo come ‘danzanti insieme’ in una danza comune: il Figlio è completamente nel Padre, e con il Padre, il Padre completamente nel Figlio, e con il Figlio, e ambedue trovano la loro unità mediante il vincolo dello Spirito Santo” (G. Greshake, La fede nel Dio trinitario. Una chiave per comprendere, p. 31). Cristo ci rivela il Padre, e donandoci lo Spirito ci rende “icone di Dio”, ci riconduce al Padre. Questo mistero d’amore, questa “relazione” – e quindi questa festa che celebriamo – non è la definizione di una verità, un dogma solo da credere, lontano da noi. È piuttosto entrare in comunione con le sorgenti stesse della vita: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, l’Unica e indivisa Trinità, la primordiale comunità d’amore nella cui immagine siamo stati creati. Ecco allora l’opera dello Spirito Santo in noi: in questa celebrazione Egli prende Cristo e ce lo dona: diventiamo partecipi del suo Corpo, spezzato per noi, del suo Sangue, versato per noi. Rivestiti di Lui, entriamo anche noi nella “danza divina” della comunione fraterna, della comunità cristiana. È vinta la dispersione e la solitudine: a noi è dato il pegno della vita eterna, di questa “danza divina” d’amore.







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