Convegno di Scienza e vita sull'obiezione di coscienza medica: diritto da tutelare
Un diritto da garantire, ma che spesso finisce per essere motivo di penalizzazione
o discriminazione per i tanti medici o farmacisti che vi ricorrono. “L’obiezione di
coscienza tra libertà e responsabilità”: a questo è dedicato il nono Convegno nazionale
di Scienza e vita che si svolge tra ieri e oggi a Roma. Recentemente, campagne mediatiche
hanno definito un cattivo comportamento quello del medico obiettore, perché in contrasto
con la deontologia e con altri diritti, come quello della donna ad abortire. Tuttavia,
il Comitato nazionale di bioetica ha definito l’obiezione costituzionalmente fondata
invitando ad esercitarla in modo sostenibile. Al microfono di Paolo Ondarza,
la presidente di Scienza e Vita, Paola Ricci Sindoni:
R . – L’obiettore
di coscienza non va lasciato solo, va seguito e va indirizzato, affinché le proprie
scelte valoriali vengano rispettato, come va rispettato anche il diritto della donna
ad abortire. Ora, non si capisce perché nell’opinione pubblica l’obiezione di coscienza,
ad esempio nei riguardi della sperimentazione sugli animali, venga accolta favorevolmente,
a motivo anche di queste ondate naturalistiche, mentre dall’altra parte, quando la
natura tocca invece l’essere umano, si reagisca malamente pensando sempre che, comunque,
l’obiezione di coscienza sia un modo per lavorare di meno, fare di meno.
D.
– Tanti medici obiettori di coscienza sono discriminati talvolta per la loro scelta:
viene negata loro anche la possibilità di carriera. Forse questo diritto configge
con degli interessi di altro tipo?
R. – Certamente. Naturalmente, le strutture
sanitarie pubbliche hanno l’interesse a far funzionare il sistema: l’esigenza di far
fronte a questa domanda, delle donne che vogliono abortire, dovrebbe essere sempre
coperta in modo che anche dei parametri di credibilità dell’istituzione pubblica venga
ad essere premiata. C’è comunque da risottolineare che l’obiezione di coscienza nella
pratica medica e in quella farmaceutica non è un capriccio o un arbitrio, tanto più
che nella legge 194 si prevede, all’art. 9, la figura dell’obiettore. Da qui, la necessità
anche di correggere un po’ il tiro di fronte a quei pregiudizi laicistici che continuano
a sostenere che le difficoltà della struttura a lavorare sulla legge 194 dipenda esclusivamente
dall’obiettore di coscienza.
D. – Si conoscono i numeri di quanti sono i medici
obiettori? C’è una statistica?
R. – Sì, è una statistica che comunque andrebbe
"ripulita" da certi criteri di lettura, spesso ideologici. Si parla di alcune strutture
in cui addirittura il 70% dei medici sono obiettori. Questo, per l'appunto, è un cavallo
di battaglia della stampa laicista, perché sta ad indicare che quel 30% non può soddisfare
completamente la domanda e dunque le donne sono obbligate a passare ad altri fronti.
Altre statistiche, invece, dimostrano che non c’è questa altissima percentuale, per
cui è difficile stabilirlo. Se anche si dovesse assestare al 50%, sta a significare
che la legge prevede questa libertà e questa libertà va veramente sostenuta, compresa
nelle sue radici profonde e dunque anche accolta all’interno di una società pluralistica
dove spesso il "credo" laicista tende in qualche modo a sopraffare il credo valoriale
o il credo religioso che ciascuno ha in sé. E’ per questo che il valore laico dell’intangibilità
della coscienza credo debba essere accettato da tutti. Il medico non può solo far
riferimento alla sua deontologia, perché l’obiezione è qualcosa che va altro: è più
della deontologia professionale.
D. – E’ giusto inquadrare tale diritto non
in un ambito confessionale, ma come una scelta libera: un diritto civile…
R.
– Assolutamente sì, perché se alcuni medici dicono di obbedire anche a una libertà
di coscienza che, in qualche modo, è intrisa anche di valori cristiani. Altri medici
invece – laicamente e razionalmente – pensano che è la scienza stessa che ti mette
sulla strada a indicare che l’embrione contiene tutta la struttura dell’essere umano.
D. – Dato scientifico che è indubbiamente sostenuto anche dal Papa, che non
ha mancato, in questi primissimi mesi di Pontificato, di esprimersi in favore della
vita…
R. – Sì e lo fa anche con un linguaggio molto chiaro, mai appesantito
da una normativa di tipo dogmatico, ma sempre cercando di stare intorno e dentro i
bisogni e i desideri delle persone, per far capire che c’è un limite invalicabile:
l’origine, l’inizio della vita nascente e la fine naturale della vita stessa.