2013-05-23 15:31:13

Campagna del Campus Bio-Medico di Roma per i malati di autismo


Una malattia che si manifesta intorno ai tre anni di vita con la difficoltà sempre più evidente a intrecciare relazioni con gli altri, fino al completo isolamento e alla difficoltà di vivere una vita sociale e lavorativa. Questo è l’autismo, un tempo considerata malattia rara. Oggi, se si confronta la sua incidenza sulla popolazione con gli scarsi strumenti a disposizione di pazienti e famiglie per affrontarla, si potrebbe piuttosto parlare di una malattia ancora in buona parte sommersa. Di qui la necessità di proseguire nella ricerca. Ed è con questo obiettivo che nasce la campagna “Non lasciamoli soli”, promossa dall’Associazione “Amici del Campus Bio-Medico” Onlus. Attraverso un sms solidale, al 45502, si potrà contribuire fino al primo giugno a finanziare i progetti condotti dall’Unità di Ricerca di Neuropsichiatria dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, diretta dal Professor Antonio Persico. Salvatore Sabatino lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – L’autismo è una patologia, in cui è praticamente coinvolta sia l’interazione sociale sia la capacità di comunicare con gli altri - quindi persone che appaiono molto isolate - sia la presenza di comportamenti particolari, come per esempio sfarfallare con le mani oppure non guardare negli occhi o non girarsi quando una persona ti chiama.

D. – Quante sono le persone coinvolte?

R. – Sono molte più di quelle che si stimavano un tempo. Oggi si sa che all’incirca ad un bambino ogni cento che nascono, nel corso della sua vita, verrà diagnosticata una sindrome autistica. Quando noi parliamo di un caso su cento, stiamo generalmente parlando di forme piuttosto importanti. Quando una persona ne viene colpita e quando noi ad un bambino facciamo una diagnosi di autismo prima dei tre anni, con tutti gli interventi terapeutici che sono oggi disponibili, quel bambino, bene o male, comunque sia, sarà un adolescente autistico, un adulto autistico ed un giorno un anziano autistico. E’ molto importante, quindi, lo sforzo che si vuole fare in questo momento, per finanziare la ricerca, per comprendere le cause della malattia, per fare una diagnosi precoce, quindi un intervento terapeutico più mirato.

D. – Lei diceva “un bambino ogni cento”, ma nel 1985 nascevano dai tre ai quattro bambini autistici ogni 10 mila. Come mai questo incremento?

R. – Una causa sicura è che l’incremento apparente probabilmente è dovuto ad una maggiore capacità diagnostica, che noi oggi abbiamo, e al fatto che un tempo li si sarebbe chiamati in altro modo. A quell’epoca si sarebbero più facilmente chiamati ritardi mentali o altro. In realtà, è probabile però che ci sia anche un reale aumento d’incidenza, perché alcuni fattori ambientali che agiscono in epoca prenatale sono molto più presenti oggi di un tempo, ma soprattutto perché l’età dei genitori, al concepimento del primo figlio, si sta facendo sempre più avanzata, e questo noi sappiamo che è da sempre correlato ad un aumento dell’incidenza di malattie, che bene o male hanno un’importante componente genetica.

D. – La ricerca verso una cura si sta indirizzando verso terapie molecolari personalizzate, già in fase avanzata di studio, per alcuni sottogruppi di pazienti. Cosa vuol dire questo?

R. – Vuol dire che se si riesce a fare una diagnosi che non è semplicemente una diagnosi di autismo presente-assente, ma una diagnosi molto più raffinata, una diagnosi cioè in cui noi di un soggetto conosciamo anche la struttura genetica e quindi l’origine precisa ed esatta della malattia, per alcuni soggetti già oggi sono disponibili terapie che si stanno utilizzando in termini ancora sperimentali, che possono effettivamente mostrare un’efficacia mirata. Ora, questo campo delle terapie molecolari personalizzate è un campo che deve crescere, deve crescere molto, come deve crescere la conoscenza delle basi molecolari della malattia sul singolo individuo.

D. – Tutto questo ha bisogno ovviamente di fondi...

R. – Certamente, perché il progetto cui facevo riferimento è un progetto che dal 2012 al 2016 verrà finanziato a livello europeo, ma solo per una modesta parte dei costi generali e che vede il Campus Bio-Medico impegnato come unico gruppo italiano. E’ un progetto che mira per il 2016 a darci delle conoscenze, in termini diagnostici, molecolari e possibilmente terapeutici, che vadano direttamente ad influire su un miglioramento della qualità di vita di questi pazienti e delle loro famiglie. E’ per questo, quindi, che è molto, molto importante che, pur essendo questo un difficile momento economico, chi può sostenga questa campagna con un sms solidale.

D. – Questa campagna si chiama “Non lasciamoli soli” ed è un vero e proprio appello alla solidarietà...

R. – Sì, è un appello alla solidarietà. Con un sms al 45502 tutti possono donare due euro. Sono tante piccole gocce, che messe insieme a questo parziale finanziamento europeo, possono effettivamente darci una grossa mano, per procedere con una conoscenza dettagliata proprio delle basi molecolari della malattia. Nel singolo bambino una diagnosi sempre più precoce e precisa è una terapia sempre più mirata ed efficace.







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