Udienza generale. Il Papa: lo Spirito dà il coraggio di annunciare il Vangelo "a voce
alta"
La Chiesa esiste per evangelizzare, dallo Spirito Santo arriva il coraggio per annunciare
il Vangelo dovunque e “a voce alta”. Lo ha riaffermato ieri mattina Papa Francesco
all’udienza generale, celebrata in Piazza San Pietro davanti a 80 mila persone. Al
termine, il Papa ha pregato ancora una volta per le vittime del tornado a Oklahoma
City. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Rintanati
tra quattro mura e pieni di paura per essere stati compagni di Gesù e poi capaci di
annunciarlo in pubblico con “coraggio”, con “franchezza”. La trasformazione dei discepoli
in Apostoli, avvenuta nel Cenacolo a Pentecoste, è quella che Papa Francesco auspica
per la Chiesa del 21.mo secolo. Evangelizzare, ha affermato il Papa, “è la missione
della Chiesa”, il motivo per cui essa esiste. Ma il “motore dell’evangelizzazione”
è lo Spirito Santo ed è da qui che tutto comincia e discende:
“Per evangelizzare,
allora, è necessario ancora una volta aprirsi all’orizzonte dello Spirito di Dio,
senza avere timore di che cosa ci chieda e dove ci guidi. Affidiamoci a Lui! Lui ci
renderà capaci di vivere e testimoniare la nostra fede, e illuminerà il cuore di chi
incontri”.
Papa Francesco individua “tre effetti” dovuti all’azione dello
Spirito. Il primo è la “comunione”. Se Babele, constata, è il monumento alla superbia
che provocherà divisione e chiusura tra gli uomini, la Pentecoste, osserva, è il suo
opposto. “La lingua del Vangelo – afferma il Papa – è la lingua della comunione”:
“A
volte sembra che si ripeta oggi quello che è accaduto a Babele: divisioni, incapacità
di comprendersi, rivalità, invidie, egoismo. Io cosa faccio con la mia vita? Faccio
unità attorno a me o divido, divido, divido con le chiacchiere, le critiche, le invidie?
Cosa faccio? Pensiamo a questo! Portare il Vangelo è annunciare e vivere noi per primi
la riconciliazione, il perdono, la pace, l’unità, l’amore che lo Spirito Santo ci
dona”.
Secondo effetto, per l’appunto, il “coraggio”. L’esempio che Papa
Francesco porta è quello di Pietro, che dopo i giorni della paura si alza in piedi
la mattina di Pentecoste e parla pubblicamente di Cristo “a voce alta”. Quel coraggio
viene dallo Spirito Santo, dal quale – ribadisce il Pontefice – “si sprigionano nuove
energie di missione”:
“Non chiudiamoci mai a questa azione! Viviamo con
umiltà e coraggio il Vangelo! Testimoniamo la novità, la speranza, la gioia che il
Signore porta nella vita. Sentiamo in noi ‘la dolce e confortante gioia di evangelizzare’.
Perché evangelizzare, annunziare Gesù ci dà gioia! Invece l’egoismo ci dà amarezza,
tristezza, ci porta giù! Evangelizzare ci porta su!”.
Il terzo effetto,
prosegue Papa Francesco, è direttamente connesso alla nuova evangelizzazione ed è
chiaro: non c’è “fuoco” dello Spirito se non è invocato nella preghiera. La Chiesa
deve chiederlo come gli Apostoli lo invocarono nel Cenacolo:
“Senza la preghiera
il nostro agire diventa vuoto e il nostro annunciare non ha anima e non è animato
dallo Spirito (...) Lasciamoci guidare da Lui, siamo uomini e donne di preghiera,
che testimoniano con coraggio il Vangelo, diventando nel nostro mondo strumenti dell’unità
e della comunione con Dio”.
Al momento dei saluti nelle altre lingue, Papa
Francesco ha nuovamente levato una preghiera di vicinanza spirituale per le vittime
del tornado che due giorni fa ha devastato la città statunitense di Oklahoma City:
“Vi
invito tutti a pregare con me per le vittime, specialmente i bambini, del disastro
in Oklahoma. Il Signore consoli tutti, in particolare i genitori che hanno perso
così tragicamente un loro figlio”. Ad ascoltare Papa Francesco in Piazza
S. Pietro vi erano anche le delegazioni di Lazio e Roma, le squadre di calcio della
capitale. Il Pontefice le ha salutate, ricevendo da entrambe una maglia celebrativa
con su scritto il suo nome. A rappresentare la Roma vi erano il presidente, James
Pallotta, l'amministratore delegato, Italo Zanzi, l'allenatore Aurelio Andreazzoli
e il capitano, Francesco Totti. Per la Lazio hanno stretto la mano al Pontefice il
presidente, Claudio Lotito, e l'attaccante di nazionalità francese, Louis Saha.