Tensione Siria-Israele dopo gli spari sulle alture del Golan
Nervi tesi tra Israele e Siria dopo la sparatoria, due giorni fa, sulle alture del
Golan. Damasco ha affermato di voler difendere la violazione della sua sovranità mentre
Tel Aviv ha minacciato di intervenire in caso di nuove azioni. Intanto al vaglio dell’Unione
Europea c’è la possibilità di inserire gli Hezbollah libanesi nella lista nera del
terrorismo. Marina Calculli:
Un veicolo delle
forze armate israeliane è stato colpito ieri arroventando così ancora di più la tensione
sul Golan la zona di confine tra Israle e Siria. Per Damasco i militari dello stato
ebraico avevano sconfinato. Tel Aviv non nega lo scontro ma sostiene che nessuna violazione
della frontiera si è verificata. Netanyau ha lanciato nuovi avvertimenti al nemico:
risponderemo con forza. Inoltre sempre secondo le fonti siriane l’esercito leale a
Bashar al-Asad avrebbe distrutto un drone israeliano nei pressi di Quasair. E. E proprio
qui da tre giorni uno scontro durissimo si sta svolgendo tra esercito e ribelli. Accanto
alle forze del regime ci sono anche gli Hezbollah libanesi che hanno già registrato
diverse perdite ma hanno già inviato nuovi rinforzi. La diplomazia internazionale
intanto accelera. Oggi ad Amman si riuniranno gli Amici della Siria con l’obettivo
di preparare il cosiddetto Ginevra 2, la conferenza di pace proposta da Mosca e Washington.
E
intanto sale la tensione anche in Libano dove solo ieri sono state 7 le vittime negli
scontri a Tripoli tra sciiti alawiti, sostenitori del presidente siriano Bashar al-Assad
e sunniti che appoggiano i ribelli in Siria. Il Paese dei Cedri comunque è riuscito
ad arginare il conflitto siriano: lo conferma al microfono di Antonella Palermo,
Lorenzo Trombetta dell’Ansa di Beirut, autore del volume “Siria: dagli Ottomani
agli Assad e oltre…” edito da Mondadori:
R. – Il Libano
non è a rischio contagio. Sono passati più di due anni dall’inizio delle violenze
in Siria e il Libano, a livello generale, ha tenuto, anzi ha mostrato una flessibilità
e una capacità di assorbimento delle tensioni non indifferente. Se guardiamo il Libano
nelle sue varie regioni, il contagio c’è, ma c’è sempre stato, nel senso che la realtà
siriana e quella libanese, per motivi storici, per motivi culturali, politici, economici,
sia recenti ma anche meno recenti, ha sempre avuto una continuità anche territoriale,
anche fisica, anche geografica, con la Siria.
D. – Si parla molto oggi della
Russia che finanzia con le armi il regime siriano…
R. – Non è una novità, l’Unione
Sovietica e poi la Russia sono da decenni il primo partner militare e strategico della
Siria degli Assad. Comunque, la Siria durante la Guerra Fredda e anche successivamente
è stata sempre nell’orbita di Mosca. Ovviamente la Russia non difende gli Assad, né
difende i siriani; semplicemente, ha un piede in Medio Oriente, l’unico, l’ultimo
che ha in Medio Oriente e sul Mediterraneo, e cerca quindi di difenderlo a spada tratta.
D.
– Questo libro vorrebbe aiutarci a calarci nelle ragioni endemiche che hanno poi portato
alla situazione attuale…
R. – In generale, nel corso degli ultimi 10 anni si
è assistito a un graduale impoverimento del rapporto fra Damasco e le realtà locali
e periferiche. E non è un caso che, nel 2011, proprio queste realtà periferiche sono
state il motore della rivolta: negli ultimi 10 anni, di fatto, sono state dimenticate
o non hanno più avuto le attenzioni che prima Assad padre gli aveva dedicato.