Pentecoste, la gioia dei Movimenti ecclesiali. Interviste con Maria Voce e Chiara
Amirante
E’ viva la gioia ed è forte lo slancio al servizio alla Chiesa che i rappresentanti
di Movimenti, Nuove comunità e Associazioni hanno tratto sabato e domenica scorsi
dalla partecipazione con il Papa alla Veglia e alla Messa di Pentecoste. Maria
Voce presidente del Movimento dei Focolari, si sofferma al microfono di Gabriella
Ceraso sui sentimenti che hanno caratterizzato questo incontro speciale e sulle
sfide che attendono il commino comune ai diversi carismi:
R. – Ha significato
intanto una grandissima gioia. Gioia di partecipare così numerosi e così vivaci in
un’atmosfera così raccolta, anche di preghiera, a una nuovissima effusione dello Spirito
Santo: abbiamo veramente sentito tutti che era una nuova Pentecoste. E’ una grande
gioia poter dare al Papa la certezza che c’è questa vivacità e questa forza vitale
nella Chiesa, anche oggi, nonostante tutte le difficoltà che si incontrano.
D.
– In che cosa vi siete sentiti confermati nella vostra identità di Movimento dei Focolari
e in che cosa rinnovati, attraverso sia le parole del Papa sia la presenza e l’incontro
con gli altri Movimenti?
R. – Confermati, sicuramente, nell’impegno a vivere
il nostro carisma, perché si sentiva forte quanto la comunione sia la nota essenziale
della Chiesa oggi e quindi mi sembra che il nostro carisma di comunione venisse messo
in rilievo come una necessità di servizio alla Chiesa. Questo era anche molto bello
e molto confermato nel vedere con che festa ci ritrovavamo, ci domandavamo l’uno dell’altro,
ci assicuravamo le preghiere o partecipavamo delle gioie, o anche delle difficoltà,
delle prove, che un Movimento o l’altro aveva superato, o stava affrontando. Rinnovati,
forse, nel coraggio di affrontare il mondo perché sicuramente ogni Movimento ha questa
spinta interiore che Papa Francesco sta sottolineando con forza di andare verso gli
altri, di mettersi a disposizione della Chiesa, di servire gli ultimi. Però, sentirselo
dire con tale forza era come darci il coraggio di dire: siamo piccoli, siamo deboli,
però nonostante tutto Gesù ci guida, Gesù è con noi, il Papa ci manda, quindi possiamo
andare.
D. – Proprio guardando avanti al cammino che aspetta i diversi carismi,
i diversi Movimenti, il Papa ha messo in guardia sia dal particolarismo, come l’ha
definito, sia dall’omologazione e ha consegnato invece tre parole: armonia, novità,
missione. Per lei, che cosa significa questo in concreto?
R. – A me ha fatto
una grande impressione la parola “novità”, è la parola che ci sfida più di tutte.
Saremmo tutti tentati in un certo senso di appoggiarci a delle sicurezze per il cammino
già fatto, per l’esperienza accumulata. E invece il Papa ci ha guidati ad accogliere
le sorprese dello Spirito, ad ascoltare bene quello che Egli ci chiede e a seguirlo
per le vie del mondo.
D. – E invece come pensa che i Movimenti possano contribuire
a una Chiesa che non sia autoreferenziale e che non sia un’organizzazione?
R.
– Mi sembra che la cosa che il Papa ci invita a fare è di far precedere Gesù, di far
precedere gli interessi di Dio. Mi sembra che lui ci ha detto anche come fare quando
ha detto che il Risorto può essere in mezzo a noi: cioè, camminare per le vie del
mondo per testimoniare che il Vangelo è vivo, che si vive e che la vita del Vangelo
chiede l’amore reciproco fra tutti e che questo poi comporta la presenza del Risorto
fra di noi che esce a incontrare gli uomini. Infatti, l’incontro con Gesù che il Papa
ha sottolineato tanto fortemente si può fare se Gesù cammina per le vie del mondo,
non se rimane chiuso nelle chiese.
D. – Dunque, avanti: ve lo siete detto anche
tra voi?
R. – Ce lo siamo detti: ci siamo incoraggiati ad andare avanti con
rinnovata fiducia.
Tra i partecipanti alla Veglia e alla Messa del Papa con
Movimenti e nuove comunità, sabato e domenica scorsi, vi era anche Chiara Amirante,
fondatrice della Comunità "Nuovi Orizzonti". Debora Donnini le ha chiesto cosa
le è rimasto delle parole di Papa Francesco e dell’incontro con lui:
R. – Ogni parola
del Santo Padre la portiamo veramente come un tesoro prezioso nel nostro cuore. E’
stato molto bello durante l’omelia, quando ci ha consegnato queste tre parole, che
sono tutto un programma – novità, armonia, missione – invitando proprio a lasciarci
sorprendere dallo Spirito Santo. L’armonia, come comunione nella distinzione fra le
diverse comunità: è stato bello come lui ci ha presentato l’importanza di questa comunione,
che è poi il testamento di Gesù, che tutti siano una cosa sola, perché il mondo creda.
Papa Francesco, poi, non si stanca mai di ricordarci quanto importante sia la missione:
come dice lui, bisogna andare nelle periferie esistenziali, cercare i nostri fratelli
per fare questo annuncio di Cristo Risorto.
D. – Il Papa ha lanciato tante
volte un forte appello ad andare verso le periferie esistenziali, ha invitato la Chiesa
a non avere paura di uscire. Cosa significa questo per la Comunità "Nuovi Orizzonti"?
R.
– Il carisma della nostra comunità è proprio questo testimoniare la gioia di Cristo
Risorto, con una particolare attenzione al mistero della discesa agli inferi, che
per noi si concretizza nell’andare a cercare i nostri fratelli più poveri fra i poveri,
cioè coloro che non hanno avuto il dono della fede, hanno perso Dio. Siamo partiti
cercando di scendere negli "inferi" delle nostre città, in cerca di quei fratelli
nella disperazione, in situazioni anche di grave disagio, come tossicodipendenza,
alcoolismo, Aids, carcere, devianza. Poi, però, ci siamo accorti che purtroppo oggi
il giovane con la morte del cuore non lo trovi solamente nelle strade, ma fa parte
del popolo della notte. Ormai, ci capita di scoprire che troppi giovani – anche cosiddetti
normali, di famiglie normali – spesso fanno uso di droghe pesanti. C’è soprattutto
un grande disordine nella sessualità.
D. – L’hanno colpita le parole del Papa
quando ha detto: “Il Signore sempre ci ‘primerea’”, cioè ci anticipa, già ci sta aspettando
nella nostra storia, nella nostra realtà. Pensi che questo sia un aspetto importante
anche da trasmettere alle persone?
R. – Assolutamente sì. Questo aspetto dell’amore,
della tenerezza di Dio, che tante volte Papa Francesco ci ha ricordato, credo che
in questo tempo che è così malato di amore – si vive più di apparire che di essere
e il consumismo usa e getta ha inquinato profondamente anche le relazioni – la scoperta
di qualcuno che ci aspetta, e non solo ci aspetta ma ci viene a cercare nei baratri,
nella profondità dei nostri inferi, è un aspetto fondamentale di cui fare esperienza.
Ho visto tanti giovani in questi anni in strada per i quali a volte è stato sufficiente
un ascolto, un interessarsi alla loro situazione, perché potesse riaccendersi la speranza.
Quindi, dobbiamo fare in prima persona l’esperienza della misericordia, della tenerezza
di un Dio che ci aspetta e che ci cerca, per poi poterla trasmettere con la vita e
anche con le parole. Oltre al discorso, questo suo voler salutare e raggiungere tutti
per me è sempre un segno bello, perché è come se volesse veramente farci arrivare
– anche con i gesti, col suo essere vicino a tutti, in tutti i modi – questa tenerezza,
questa dolcezza… Poterlo incontrare personalmente per me è stata veramente una gioia
unica, perché nell’incontro con Papa Francesco ti arriva questo amore personale della
Chiesa, ma anche proprio del Signore, che ti guarda e ti ama personalmente.