"Migrazioni forzate", la Chiesa denuncia le lacune delle politiche internazionali.
Preoccupazione del Papa per i rifugiati siriani
Card. Antonio Maria Vegliò, presidente Pontificio Consiglio pastorale migranti e itineranti L’attuale
quadro della mobilità forzata ha dimensioni e toni drammatici che non possono lasciare
indifferenti. Per questo è importante anzitutto conoscere il fenomeno.
Poi, bisogna denunciare le lacune e le ambivalenze degli strumenti che la comunità
internazionale e gli Stati nazionali hanno elaborato e posto in atto per prevenire
e contrastare l’emigrazione forzata e per proteggere le sue vittime. In
questo momento, suscita particolare apprensione quanto sta avvenendo in Siria. Me
ne ha parlato il Santo Padre, Francesco, esprimendomi la sua grande preoccupazione.
Ogni giorno migliaia e migliaia di persone fuggono dal Paese. Attualmente, più di
un milione e quattrocentomila rifugiati sono riparati nelle nazioni circostanti, soprattutto
Libano e Giordania, mentre programmi di sostegno sono solo in parte finanziati dalla
comunità internazionale. La sofferenza è enorme Dal 22 al 24 maggio si svolge
in Vaticano, a Palazzo San Calisto, la 20.ma Plenaria del Pontificio Consiglio della
Pastorale per i Migranti e gli Itineranti dedicata al tema “La sollecitudine pastorale
della Chiesa nel contesto delle migrazioni forzate”. Scopo della riflessione è
analizzare e promuovere la cura pastorale del fenomeno dei rifugiati e delle persone
che si trovano nella mobilità forzata e i cui diritti umani sono violati in tutto
il mondo, invitando la comunità internazionale a non sottovalutarlo. Situazioni drammatiche
nelle quali, come ha ricordato Papa Francesco, la chiesa deve far sentire la sua presenza
di tenerezza. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)