2013-05-20 14:47:20

Un anno fa il sisma in Emilia. Napolitano: una ferita per l’intero Paese


E’ passato un anno dal sisma che ha sconvolto l’Emilia provocando la morte di 28 persone. Ammontano inoltre a quasi 13 miliardi i danni causati dalle scosse del 20 e del 29 maggio dell'anno scorso. Per ricordare quanto accaduto si è tenuto ieri pomeriggio a Ferrara una cerimonia commemorativa a cui ha partecipato, tra gli altri, il presidente della Camera, Laura Boldrini. In un messaggio, il capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano, parla di ferita inferta al Paese intero. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

“Tragedie come questa – sottolinea il presidente Giorgio Napolitano - infliggono una ferita al Paese intero che si deve ritrovare unito nel dolore e nel ricordo”. Il capo di Stato italiano, esprimendo in un messaggio la propria vicinanza alle comunità colpite, ha anche ricordato “l’esempio di forza e di coesione offerto dalle popolazioni nel reagire alla sciagura” e ringraziato i “tanti cittadini che spontaneamente accorsero in aiuto prestando il loro sostegno nei momenti più difficili con generosità e alto senso civico”. Sulla situazione ad un anno dal terremoto, ascoltiamo don Mirko Corsini, delegato per il sisma della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna:

“Ad un anno dal sisma, apparentemente, la situazione è ferma come un anno fa, per quanto riguarda l’aspetto chiaramente della ricostruzione. Il lavoro, comunque, in quest’anno c’è stato, perché tutto l’iter burocratico della ricostruzione è una macchina complicatissima che si è messa in moto. E’ questione proprio di giorni e sarà pubblicato - per quello che riguarda gli edifici che hanno rilevanza pubblica, tra cui sono state riconosciute le Chiese - il programma della ricostruzione, il primo gradino per tutto il processo di ricostruzione. L’iter è sicuramente ancora molto lungo. Nei fatti, non c’è stato un grande ripristino. Stanno addirittura concludendosi alcune messe in sicurezza delle chiese. Per quello che riguarda le attività produttive e le case, il grande pericolo che stanno avvertendo è che alcune attività produttive si stanno dislocando e che alcune persone continuano ad essere fuori casa e fuori dai centri storici. I rischi sono di avere tempi lunghi”.

In dodici mesi, la Regione Emilia Romagna ha chiesto e ottenuto circa 10 miliardi di euro per ricostruire quello che il sisma ha cancellato. I soldi sono stati sbloccati ma la macchina della ricostruzione si muove lentamente e a soffrire sono soprattutto i cittadini che non possono rientrare nelle loro case e le aziende che devono riaprire se non vogliono chiudere definitivamente.

“Questo è un problema avvertito: il fatto che, da una parte, ci sia il desiderio delle nostre comunità, della nostra gente emiliana di essere legata al territorio e quindi di condurre la propria vita lavorativa, familiare, affettiva dove ha vissuto; dall’altra, però, è chiaro che le situazioni di precarietà sia a livello lavorativo sia a livello di vita quotidiana in alcuni luoghi scoraggiano. Poter vedere – questo spero sia possibile nei prossimi mesi – lavori che iniziano, cantieri che sono in moto - perché, chiaramente, il lavoro preliminare non è sotto gli occhi di tutti, invece la presenza di un cantiere è visibile a tutti - credo che dia la voglia di ricominciare e dia anche un segnale di speranza che le cose stanno ripartendo”.

Sono quasi 800 le chiese e gli edifici ecclesiastici, nei comuni colpiti dal sisma, che devono essere ricostruiti. Ancora Don Mirko Corsini:

“Allo stato attuale, almeno a me risulta che nessuna chiesa abbia iniziato i lavori di ripristino. Sono state terminate le messe in sicurezza e si sta operando a livello di progettualità. Gli edifici colpiti, intendo chiese parrocchiali, le chiese sussidiali, i nostri campanili, le case canoniche, le opere delle comunità, le scuole - che sono stati tra i primi edifici messi in ordine - nella nostra regione sono stati 746. Sommati agli altri ecclesiastici sono 782. La macchina in questo momento è arrivata al via. Ci si augura che da qui ad un mese, massimo due, si possa sbloccare la situazione, con la pubblicazione del primo piano di ricostruzione per tutta una serie di edifici e si possa quindi iniziare a fare qualcosa di concreto”.

Ultimo aggiornamento: 21 maggio







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