Tunisia: scontro tra governo e salafiti, continuano le manifestazioni
In Tunisia è scontro tra governo e salafiti. Manifestazioni, nelle ultime ore, si
sono registrate in varie parti del Paese provocando un morto tra i contestatori e
14 feriti. Le violenze sono scoppiate a causa del divieto che l’esecutivo ha imposto,
allo svolgimento del Congresso annuale di "Ansar al-Sharia" nella città di Kairouan.
Massimiliano Menichetti ha parlato della situazione con Massimo Campanini,
docente di Storia dei paesi islamici all’Università di Trento:
R. – Indubbiamente,
il Paese fatica a trovare una stabilità, perché le forze interne sono l’una contro
l’altra armata. La vittoria del partito islamista moderato "Ennahda" è stata contrastata
sia da destra, cioè dai salafiti, sia da sinistra, cioè dai movimenti laici. Il partito
"Ennahda", però, sta cercando di accreditarsi come partito di governo e sta cercando
di applicare una forma di democrazia che, se ispirata all’islam, potrebbe rappresentare
una certa misura di novità all’interno del pensiero politico: sia del pensiero politico
islamico che di quello in generale, riguardante la democrazia e le strutture politiche
del mondo contemporaneo. La Tunisia, quindi, sta effettivamente muovendosi verso una
fase di transizione estremamente agitata, in cui si scontrano due visioni diverse
e contrarie dell’islam. C’è una versione, appunto, di "Ennahda" che è conversante,
potenzialmente di governo, il cui leader, Rashid Ghannushi, ha sempre preso posizione
molto chiara a favore della democrazia, anche dal punto di vista procedurale, e una
visione di islam molto "dura e pura", che è quella dei salafiti, che partendo da una
fraintesa concezione del Corano, pretendono di imporre una visione del mondo ispirata
ad un passato che, sia pur glorioso, non può essere ripetuto.
D. – Il premier
AliLarayedh ha detto che "Ansar al-Sharia" è collegata in qualche modo al
terrorismo: è un’organizzazione illegale. La tensione, quindi, continua a salire?
R.
– Che i salafiti possano essere in qualche modo collegati ad elementi di tipo jihadista
è senza dubbio possibile. Bisogna, però, considerare il fatto che lo stesso movimento
salafita è un movimento molto composito e variegato. Accanto, dunque, agli elementi
jihadisti, ci sono anche elementi anti politici o che, comunque, aspirano alla realizzazione
di uno Stato islamico molto tradizionalista. Questo potrebbe, in effetti, mettere
a rischio la stabilità interna della Tunisia, anche se credo che i salafiti abbiano
un appoggio popolare in realtà abbastanza ristretto, anche perché la radicalità delle
loro posizioni evidentemente va contro quella che è una tradizione abbastanza consolidata
di atteggiamento laico del pensiero della società tunisina.
D. – Ma, secondo
lei, in questo scenario, la comunità internazionale deve avere un ruolo oppure no
all’interno della Tunisia?
R. – Io non vedrei un ruolo della comunità internazionale
d’interferenza, soprattutto alla luce di un malinteso desiderio di opposizione o di
"esportazione" della democrazia occidentale, quanto piuttosto di ausilio, quanto piuttosto
di sostegno alle forze che stanno cercando delle nuove vie con molta fatica, per rinnovare
il sistema politico e istituzionale dei Paesi arabi.